DIVERSO PARERE - Mondo Voc ottobre 2011                                                   Torna al sommario

 

 

 

Educare i giovani all’interesse per la Res Publica

 

Politica: la forma più alta di amore per il prossimo… se viene insegnato il valore nobile di questo mestiere.

 

di Aldo Maria Valli


Valli_ottobreHo incominciato a occuparmi di politica poco più che adolescente. È una passione nata sui libri. In particolare mi sono sempre interrogato sull’idea di libertà.


Un ruolo lo ha avuto certamente la mia famiglia, soprattutto mio padre. Anche lui ha sempre dimostrato interesse e partecipazione per le vicende politiche, e ne ha parlato con i figli, facendo così nascere in noi una predisposizione.


Col passare degli anni, specie nel periodo universitario, l’interesse si è allargato e approfondito sempre di più. E nello stesso tempo ho assaggiato anche la politica ruspante, fatta sul territorio, in ambito locale.


È per tutti questi motivi che, anche per i miei sei figli, la politica non è affatto una cosa lontana e magari sporca, ma un aspetto importante della vita umana, qualcosa di cui tutti noi dobbiamo occuparci, perché “fare politica” vuol dire, letteralmente, essere cittadini della polis, con senso di responsabilità e di partecipazione per quella che non a caso si chiama la res publica, la cosa di tutti.


Non so se la politica possa anche dirsi un mestiere. Di certo occorre una competenza specifica, sostenuta da uno studio interdisciplinare. Temo però che definirla “mestiere” possa dare un’immagine distorta della politica, come una via che la persona sceglie per garantirsi un tornaconto.

Valli_ottobre_3Sappiamo che per il cristiano cattolico (lo dice la dottrina sociale della Chiesa, e i papi lo hanno ribadito spesso), la politica è la forma più alta di carità e quindi di amore per gli altri: parliamo della politica nella sua dimensione più nobile, come offerta di sé e delle proprie capacità, all’insegna del servizio gratuito. Tra la visione deteriore della politica come mestiere e quella molto nobile proposta dalla Chiesa abbiamo un’infinità di possibilità diverse. Realisticamente, non penso che la visione secondo cui la politica è soprattutto carità e servizio potrà mai raccogliere l’adesione di molte persone. Però qualcosa si può fare perché la dimensione del servizio sia tenuta presente e almeno compensi la naturale spinta al tornaconto personale.

Evidente è il ruolo dell’educazione. È nelle nostre famiglie, nel rapporto concreto fra noi e i nostri figli, che può nascere un’idea buona di politica. Ma occorre anche “esportare” e mettere in circolo questa idea, in modo da coinvolgere gli altri. Sotto questo profilo, tutti gli ambiti sociali nei quali operiamo possono offrire possibilità da sfruttare. Anche la Chiesa, nelle sue diverse articolazioni, per educare a un’idea buona della politica. Purché siano evitate tutte quelle forme di clericalismo che soffocano il dibattito in partenza e riducono il laico cattolico a semplice destinatario di una lezione, togliendogli ogni dignità di soggetto pensante.

Valli_ottobre_2Credo che la Chiesa negli ultimi trent’anni non abbia percorso con sufficiente fiducia e attenzione questa strada. La tentazione del clericalismo è emersa a più riprese e il possibile contributo dei laici cattolici, al di là delle belle parole e delle enunciazioni di principio, è stato penalizzato. È mancata una coraggiosa elaborazione culturale, è mancato il respiro. Sempre risorgente è la tendenza a rinchiudersi in orti ben delimitati, evitando il confronto in campo aperto con gli altri pensieri.


Urgente, mi sembra, è poi ricordare e ribadire che per la dottrina sociale della Chiesa vita privata e vita pubblica non sono scindibili, per cui chiunque assuma ruoli di responsabilità amministrativa e politica è chiamato a dimostrare assoluta coerenza fra i due livelli. Come diceva Gandhi, “in democrazia nessun fatto di vita di sottrae alla politica”.


Per concludere, ripensando alla mia esperienza, vorrei invitare i genitori, e soprattutto i padri, ad abituare i figli al pensiero politico sviluppando in loro l’interesse per la vita sociale e pubblica, ma prima ancora incoraggiandoli a interrogarsi sull’uomo, sulle sue virtù e sui grandi doni che siamo chiamati ad amministrare, partendo dalla libertà. Non c’è miglior modo, credo, di educarsi alla politica.

 

 

 

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