ISTRUZIONE SULLA FORMAZIONE LITURGICA NEI SEMINARI

 

La Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica da vari anni promuove una costante opera di rinnovamento nel campo della formazione dei futuri sacerdoti, secondo le prescrizioni del Concilio Vaticano II, offrendo opportuni contributi alle conferenze episcopali. La presente Istruzione si ricollega ai documenti e sussidi pedagogici pubblicati finora a questo scopo e si propone di presentare indicazioni e norme per rendere la vita liturgica e lo studio della sacra liturgia negli istituti di formazione sacerdotale più rispondenti alle attuali necessità. La preminente importanza, infatti, che la liturgia ha nella vita della Chiesa, richiede che i candidati al sacerdozio acquistino, per mezzo di una costante e accurata pratica e un assiduo studio della medesima, una preparazione adeguata all'esercizio del ministero pastorale in questo settore.

INTRODUZIONE

A) PREMINENZA DELLA LITURGIA NELLA FORMAZIONE SACERDOTALE

1. È nota l'importanza della liturgia nella formazione sacerdotale. I sacerdoti sono, infatti, consacrati da Dio mediante il vescovo non solo per annunziare il vangelo e pascere i fedeli, ma anche per pre­siedere, in quanto partecipi in modo speciale del sacerdozio del Cri­sto, alle celebrazioni liturgiche, agendo come ministri del Cristo capo, che nella liturgia esercita ininterrottamente in nostro favore la sua funzione sacerdotale per mezzo dello Spirito Santo.(1) Pertanto - poi­ché la liturgia, mediante la quale «si attua l'opera della nostra Re­denzione», contribuisce in sommo grado «affinché i fedeli esprimano nella vita e manifestino agli altri il mistero del Cristo e la genuina natura della vera Chiesa»(2) - il diligente esercizio e lo studio di essa offrirà ai futuri sacerdoti una più solida conoscenza e un rafforza­mento nella fede, e aprirà loro una esperienza viva della Chiesa.

2. Ogni genuina formazione liturgica richiede non solo la teoria, ma anche la prassi. In quanto formazione «mistagogica», essa si raggiunge principalmente per mezzo della vita liturgica degli alunni, alla quale gli stessi vengono guidati con crescente profondità, per mezzo delle celebrazioni liturgiche comunitarie. Questa accurata ini­ziazione pratica è inoltre premessa di ulteriore studio, e deve ri­tenersi già acquisita nello svolgimento del programma di liturgia.

B) OPPORTUNITÀ DI QUESTO DOCUMENTO NELLE PRESENTI CIRCOSTANZE

3. La formazione liturgica è richiesta soprattutto ai nostri giorni. Infatti, dopo la pubblicazione dei nuovi testi liturgici per attuare la riforma stabilita dal Concilio Vaticano II, è necessario promuovere sulla stessa linea un'accurata formazione dei futuri sacerdoti. Essi dovranno comprendere l'indole e la forza della rinnovata liturgia, per inserirla nella propria vita spirituale e nel comportamento, e per trasfonderla convenientemente nei fedeli.(3)

4. Un maggiore impegno nella formazione liturgica è inoltre ri­chiesto nei seminari, per affrontare i nuovi problemi pedagogici de­rivanti dalla crescente secolarizzazione della società. La secolarizzazione offusca nelle menti la genuina natura della liturgia, rendendo l'uomo meno capace di viverla con intensa partecipazione. Questa difficoltà è rilevata anche dagli stessi alunni, che sovente ma­nifestano il desiderio di una vita liturgica più profonda e più autentica.

5. La necessità di un'adeguata iniziazione era già stata espressa nella Costituzione Sacrosanctum Concilium(4) del summenzionato Concilio Vaticano II, nel Decreto Optatam totius(5) e nella Ratio fundamentalis­ institutionis sacerdotalis(6) di questa S. Congregazione, le cui norme, desunte dai documenti della Chiesa, danno alle conferenze episcopali utili indicazioni per formulare nelle loro Ratio prescrizioni più particolari, rispondenti alle esigenze locali.(7) Da varie parti, poi, si è auspicato che questa S. Congregazione pre­parasse norme pedagogiche più dettagliate, fondate sulle recenti esperienze, sia per il retto ordinamento della vita liturgica nei seminari, sia per l'insegnamento della liturgia.

C) NATURA DI QUESTA ISTRUZIONE

6. Per tali motivi questo S. Dicastero, dopo aver consultato la Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, ha deciso di pubblicare la presente Istruzione, quale complemento della Ratio fundamentalis, con lo stesso valore obbligante,(8) ma con l'intento di dare soltanto indicazioni di carattere generale.(9) L'Istruzione lascia alle conferenze episcopali il compito di elaborare ulteriormente la materia e di scegliere il modo più idoneo di procedere.(10) Il documento si propone, inoltre, di ottenere che nella redazione delle Ratio nazionali, o nel loro aggiornamento, siano meglio illu­strati lo studio della liturgia e l'ordinamento della vita liturgica del seminario.

7. L'Istruzione nelle sue norme indica, quindi, il duplice scopo di questa formazione: quello pratico (mistagogico), che riguarda la retta e ordinata celebrazione della liturgia, e quello teorico (dottri­nale), che pone in rilievo l'insegnamento della liturgia come una delle più importanti discipline teologiche.

PARTE PRIMA: LA VITA LITURGICA NEL SEMINARIO

1. PRINCIPI GENERALI PER LA PROMOZIONE DELLA VITA LITURGICA

a) Particolare iniziazione alla vita liturgica durante il previo tirocinio spirituale

8. «Affinché la formazione spirituale abbia basi più solide e gli alunni abbraccino la vocazione con una scelta scaturita da matura de­liberazione»,(11) i vescovi sono soliti riservare, all'inizio del primo an­no di seminario, un certo periodo da dedicare a una più intensa formazione spirituale. Si raccomanda che in questo tempo sia impar­tita ai nuovi alunni una breve e congrua iniziazione liturgica, neces­saria fin dall'inizio, per una fruttuosa partecipazione alla vita spirituale del seminario. Essa consisterà in una preliminare catechesi sulla mes­sa, l'anno liturgico, il sacramento della penitenza, la liturgia delle ore.

b) Principi pedagogici dell'iniziazione alla vita liturgica

9. L'autentica iniziazione, o mistagogia, deve illustrare special­mente le basi della vita liturgica: la storia della salvezza, il mistero pasquale del Cristo, la vera natura della Chiesa, la presenza del Cri­sto negli atti liturgici, l'ascolto della parola di Dio, lo spirito di pre­ghiera, di adorazione e di ringraziamento, l'attesa della venuta del Signore.(12)

10. § 1: La celebrazione liturgica, in quanto preghiera della Chiesa, partecipa in modo così intimo alla sua natura da unire necessariamente le voci di tutti con il cuore e l'anima di ciascuno, e da essere nello stesso tempo autentica preghiera della comunità e dei singoli. Anzi, «la vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia».(13) La liturgia e la pietà personale, infatti, si sostengono vicendevolmente e si completano. La familiare comu­nione di preghiera con il Cristo conduce a una più piena, consape­vole e pia partecipazione alla liturgia, e a sua volta dalla vita liturgica trae il suo modello e il suo nutrimento. Da ciò si deduce quanto sia necessario favorire in seminario la liturgia e la vita spirituale individuale e comporle armonicamente;(14) secondo, poi, le necessità locali, si deve insistere o sull'indole della comunità e la sua propria spiritualità, qualora non fosse ancora sufficientemente compresa, o sugli atti di pietà individuali,(15) se questi non fossero adeguatamente stimati.
§ 2: Gli esercizi di pietà raccomandati dalla Chiesa siano ordinati - tenendo conto dei tempi liturgici - in maniera che, siano consoni con la liturgia, così da aver origine in certo qual modo da essa e ad essa condurre gli alunni.(16)
§ 3: Da una più piena partecipazione alla vita liturgica gli alunni imparino ad alimentare la loro vita interiore, acquistino a poco a poco lo spirito di meditazione e la conversione del cuore. Inoltre, l'insegnamento della liturgia riveli ad essi lo stretto vincolo che intercorre tra liturgia e vita quotidiana del sacerdote e degli uomini, vincolo che spinge all'apostolato ed esige testimonianza di fede viva che opera attraverso la carità.(17)

11. La conoscenza della liturgia, che si ritiene necessaria al sacerdote e che deve essere acquisita dagli alunni, richiede una lettura as­sidua della sacra Scrittura, come raccomanda la Costituzione Sacrosanctum Concilium,(18) e una certa familiarità con gli scritti dei Padri.(19) I giovani acquisteranno questa disposizione d'animo gradual­mente, man mano che avanzano negli studi, nella vita spirituale e nella partecipazione alla celebrazione liturgica, specie alla liturgia delle ore e alle celebrazioni della parola di Dio.(20) Si deve curare inoltre che, con questi sforzi, e con particolare studio, gli alunni siano av­viati alla comprensione della lingua simbolica della liturgia, che con i segni sensibili, le parole, i gesti, le cose e le azioni significa le realtà divine e le causa nei sacramenti.

c) La comunità del seminario riunita nella celebrazione liturgica

12. La celebrazione liturgica, che consolida ogni comunità cristiana in modo che i singoli membri abbiano un cuore solo e un'anima sola (At 4, 32), deve fondere nell'unità molto di più la comunità del seminario e formare negli alunni uno spirito comune. Infatti, gli alunni vengono formati, affinché mediante l'ordinazione sacramentale par­tecipino dell'unico sacerdozio, ricevano il comune spirito del pre­sbiterio, diventino collaboratori del proprio vescovo, siano a lui strettamente uniti ed esercitino il ministero dell'edificazione della Chiesa. Perciò la celebrazione liturgica in seminario sia fatta in modo che risulti evidente la sua natura comunitaria e soprannaturale, e diventi così realmente fonte e vincolo della vita comune propria del seminario, tale da preparare gli animi degli alunni all'unità del pre­sbiterio.(21) Il rettore e i professori avranno a cuore la celebrazione della li­turgia con gli alunni, per manifestare in tal modo la sua indole comunitaria e le ricchezze in essa contenute. Anche ai professori che non risiedono in seminario venga, di quando in quando, offerta l'opportunità di incontrarsi con i sacerdoti del seminario e con gli alunni, per partecipare alle azioni sacre. Gli alunni, poi, non solo prendano parte attiva alla liturgia, ma siano invitati a collaborare con i professori nel prepararla.

13. Affinché gli alunni sperimentino il mistero della Chiesa in quanto gerarchica, distinta cioè nella varietà dei membri e dei mini­steri, è conveniente che ci siano nel seminario diaconi, accoliti e let­tori, che vengano compenetrati della spiritualità del proprio ufficio, e che esercitino il loro ministero nelle azioni liturgiche:(22) in tal modo si renderà evidente a tutti gli alunni l'ufficio proprio del sa­cerdozio ministeriale e gli uffici dei diaconi, dei lettori e degli accoliti. Nel seminario ci sia la «schola cantorum», a norma dell'Istruzione Musicam sacram, n. 19.

14. Sebbene convenga che tutta la comunità si riunisca abitual­mente per la partecipazione alla liturgia, tuttavia sarà opportuno celebrare, di quando in quando, qualche azione liturgica a gruppi ri­stretti, sia per gli alunni che, entrati da poco in seminario, hanno bisogno della catechesi liturgica, di cui sopra al n. 8, sia, nei seminari regionali, per gli alunni di una stessa diocesi, sia per qualche altra ragione; fermo restando il fatto che tali gruppi non devono inde­bolire l'unità della comunità, e salve le prescrizioni della S. Sede.(23)

15. Si deve dunque provvedere accuratamente che l'autentica na­tura ecclesiale dell'adunanza liturgica sia messa in maggiore rilievo. La comunità del seminario è una parte della Chiesa che si distingue e differisce dalle altre comunità e dagli altri gruppi: perciò deve espri­mere la stessa Chiesa ed essere aperta a tutta la comunità ecclesiale. Per questa ragione, qualche volta, specialmente in alcune occasioni particolari, si unisca alle celebrazioni liturgiche parrocchiali e in par­ticolare alla più piena celebrazione intorno al vescovo. Infatti, la vita liturgica della diocesi che fa perno attorno al vescovo, raccomandata a tutti i fedeli,(24) è ancor più necessaria a coloro che sono destinati a diventare cooperatori del loro vescovo. Conviene, dunque, che nelle maggiori solennità - specie durante il triduo pa­squale o in altre circostanze secondo la tradizione diocesana - gli alunni, soprattutto i diaconi, circondino il loro vescovo e intorno a lui esercitino i ministeri che sono stati loro impartiti con l'ordinazione o il conferimento, sia quando egli celebra nella catte­drale, sia quando celebra in altre chiese. Questa pratica, però, sembra presentare qualche difficoltà nei seminari che accolgono alunni di diverse diocesi; venga, pertanto, loro offerta la possibilità di parteci­pare, qualche volta, alla vita della propria diocesi e di unirsi al proprio vescovo nella liturgia; tuttavia, imparino a rendere omaggio anche alla chiesa e al vescovo del luogo con il dovuto servizio secondo la tradizione.

d) La stessa celebrazione

16. Gli alunni siano resi consapevoli che le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa che appartengono a tutto il corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; esse, quindi, sono regolate dalle leggi della Chiesa.(25) La celebrazione litur­gica in seminario deve essere quindi un modello, sia per i riti, sia per il tono spirituale e pastorale,(26) sia per l'osservanza dovuta tanto alle prescrizioni e ai testi dei libri liturgici, quanto alle norme date dalla Santa Sede e dalle conferenze episcopali.

17. Per introdurre gli alunni con maggiore profitto spirituale nelle ricchezze della liturgia e prepararli praticamente al ministero futuro, si favorisca una sana varietà nel modo di celebrare le azioni litur­giche e di parteciparvi.(27) Questa varietà riguarderà i modi di celebrare la messa e le celebrazioni sia della parola, sia quelle penitenziali o battesimali, sia infine i modi di ordinare le benedizioni, con mag­giore o minore solennità e il loro adattamento alle circostanze e ri­chieste, in conformità di quanto è ammesso o raccomandato dai libri liturgici e dalle prescrizioni della Santa Sede. In questa materia si tratta di saper compiere la giusta scelta fra le varie possibilità presentate dai testi liturgici, o anche di scegliere, comporre o pronunziare nuovi testi adattati alle varie circostanze (suppliche nella preghiera dei fedeli, ammonizioni). Spetta ai profes­sori del seminario aiutare e guidare gli alunni, ma anche correggerli pazientemente, affinché si formi in loro la genuina nozione della li­turgia, ben fondata nella dottrina e nel senso della Chiesa. In tal modo, i futuri sacerdoti saranno efficacemente formati non solo a far uso delle varie possibilità che dalla rinnovata liturgia sono offerte per una più ricca prassi pastorale, ma anche a mantenere i giusti limiti.

18. La suddetta cura della varietà nella celebrazione non deve mi­nimamente distrarre l'attenzione dalla necessità di una profonda e intima assimilazione di quegli elementi della sacra liturgia che ap­partengono alla sua parte immutabile, in quanto di istituzione di­vina.(28) Infatti, la struttura della liturgia rimane sempre la stessa, e molti gesti e testi, quelli di maggiore importanza, vengono ripetuti frequentemente; gli alunni siano aiutati a penetrare più profondamente queste parti della liturgia: ne facciano oggetto di meditazione e di ripetute riflessioni, e imparino ad attingervi e a gustarvi un sem­pre nuovo alimento dello spirito.

19. È particolarmente utile per gli alunni la dimestichezza con la lingua latina e con il canto gregoriano. Infatti, non solo deve essere conservata per i fedeli questa possibilità - prevista dal Concilio Vaticano II(29) - di pregare e cantare in latino in comune nelle grandi adunanze, ma conviene che i futuri sacerdoti si radichino più pro­fondamente nella tradizione della Chiesa orante, e conoscano il senso genuino dei testi e perciò sappiano spiegare le versioni in lingue mo­derne, confrontandole con il testo originale.

e) Preparazione degli alunni al futuro ufficio liturgico di pastore

20. Si deve provvedere accuratamente che gli alunni vengano pre­parati al futuro ufficio di pastore e di presidente dell'adunanza liturgica con l'apprendimento di tutto ciò che riguarda la degna celebrazione della liturgia, specialmente della santa messa.(30) In questo deve essere evitata una duplice deformazione, cioè: 1) gli alunni non considerino ed esperimentino la celebrazione liturgica come un puro esercizio per l'apprendimento del futuro loro ministero pastorale - mentre devono fin d'ora prendere parte al mistero liturgico, se­condo la loro attuale condizione, in modo pieno, sapiente e devoto -; 2) non scelgano unicamente i testi liturgici che sembrino potersi adattare ai fedeli, che saranno poi affidati alla loro cura pastorale; conviene, invece, che gli alunni s'addentrino hic et nunc in tutte le ricchezze della preghiera della Chiesa, in modo che, nutriti dalle medesime, siano poi in grado di comunicarle ai loro fedeli.

21. Gli alunni procurino di mettere in pratica quanto hanno spe­rimentato e imparato in seminario, con opportuni esercizi pastorali. Il tempo più adatto per questa iniziazione prossima all'ufficio litur­gico, e specialmente per l'iniziazione con la quale gli alunni vengono preparati a prestare e a esercitare i diversi uffici nelle celebrazioni parrocchiali, è dato da alcune occasioni opportune durante l'anno scolastico; ma questo tempo è offerto soprattutto dalle vacanze e inol­tre - quando si tratta di un più intenso tirocinio - dal periodo fi­nale del corso teologico, allorché ai futuri sacerdoti, ormai diaconi, si aprono più ampie possibilità di ministero liturgico. Perché questa iniziazione risponda veramente al suo fine specifico e promuova la preparazione degli alunni, è altresì necessario che essa sia diretta e guidata dai professori del seminario o dagli incaricati diocesani per la liturgia.(31)

2. NORME PER I SINGOLI ATTI LITURGICI

a) La messa e il culto eucaristico

22. Il sacrificio eucaristico appaia agli alunni come la vera fonte e il culmine di tutta la vita cristiana, nel quale partecipano alla carità del Cristo, attingendo da questa abbondantissima fonte la forza soprannaturale per la vita spirituale e il lavoro apostolico.(32) Gioverà illustrare spesso tali verità, secondo le circostanze, nell'omelia del celebrante; ad ogni buon conto è necessario che sia istillato negli alunni l'amore per la messa e il Ss.mo Sacramento: amore che forse, prima di entrare in seminario, non avevano ancora acquistato. Deve essere inculcata in essi la convinzione, in quanto futuri presbiteri, che i sacerdoti esercitano il loro precipuo ufficio nel sacrificio eucaristico, nel quale si compie continuamente l'opera della redenzione; cosi, mentre si uniscono all'azione del Cristo sacerdote, ogni giorno si offrono interamente a Dio.(33)

23. È quindi sommamente necessario che la celebrazione euca­ristica - che si completa con la comunione sacramentale, fatta in piena libertà e degnamente - sia il centro di tutta la vita del semi­nario, alla quale gli alunni partecipino consapevolmente.(34) Salva l'eccezione, di cui sopra al n. 14, la messa deve essere opera di tutta la comunità del seminario, alla quale ognuno partecipa se­condo la sua condizione. Perciò i sacerdoti che abitano in seminario, e che non sono tenuti per ufficio pastorale a celebrare altrove, concelebreranno lodevolmente la messa della comunità; mentre i dia­coni, gli accoliti e i lettori eserciteranno i loro uffici.(35) È desiderabile che siano sempre cantate alcune parti della messa.(36)

24. La comunione sotto le due specie, poiché a motivo del segno ha una forma più piena,(37) è raccomandabile in seminario, secondo le norme della Istituzione generale del Messale Romano e i decreti dei vescovi.

25. Nel periodo delle vacanze gli alunni manifesteranno matu­rità spirituale e amore alla vocazione, se assiduamente assisteranno alla santa messa nei giorni feriali.

26. A causa di alcuni usi invalsi qua e là ai nostri giorni, i futuri sacerdoti vengano avvertiti che la Chiesa raccomanda vivamente ai sacerdoti la celebrazione quotidiana della santa messa, come atto of­ferto dal Cristo e dalla Chiesa. per la salvezza di tutto il mondo, anche se non ne sono tenuti per obblighi pastorali o se nessun fedele vi partecipi.(38)

27. Dalla partecipazione alla santa messa con devozione e spirito di fede, gli alunni siano guidati ad una più sentita devozione verso la Ss.ma Eucaristia, secondo le indicazioni dell'Enciclica Mysterium fidei e dell'Istruzione Eucharisticum mysterium.(39) Siano, pertanto, esortati a rimanere in preghiera, dopo la comunione, per un tempo opportuno e a recarsi durante il giorno alla cappella del seminario per pregare davanti al Ss.mo Sacramento. In determinati giorni dell'anno, poi, si può fare l'esposizione del Ss.mo Sacramento, secondo le norme stabilite dalla stessa Istruzione(40) e quelle date dall'ordinario del luogo. Nella sistemazione della cappella del seminario, il tabernacolo, ove si conserva la Ss.ma Eucaristia, deve essere collocato in modo da favorire la preghiera privata ed essere facilmente accessibile per­ché si onori il Signore con frequenza anche con culto privato.(41)

b) La liturgia delle ore

28. La rinnovata liturgia delle ore(42) ha aperto le ricchissime fonti spirituali della Chiesa orante specialmente ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi obbligati al coro e anche a tutto il popolo cristiano che è vivamente invitato a parteciparvi.(43) Perciò nel seminario si deve attribuire grande onore alla liturgia delle ore da parte di coloro che hanno ricevuto l'ordine di celebrarla, cioè i presbiteri e i diaconi, e da tutta la comunità degli alunni.

29. Sia dunque favorita la celebrazione comunitaria delle ore, che spesso verrà cantata, soprattutto nelle domeniche e nelle feste. Gli alunni vengano introdotti in essa opportunamente con brevissime parole da parte di chi la presiede; così si abitueranno a gustare, a comprendere e ad amare sempre più le ricchezze dell'ufficio, e impareranno a ricavare da esso un nutrimento per la preghiera perso­nale e per la contemplazione, cosicché la liturgia delle ore si armonizzi con gli altri esercizi di pietà, anziché escluderli.

30. Abitualmente vengano celebrati in comune, in corrispondenza al loro giusto tempo, le lodi, come preghiera del mattino, e i vespri, come preghiera della sera, «che secondo la venerabile tradizione di tutta la Chiesa, sono il duplice cardine dell'ufficio quotidiano».(44) Per quanto possibile la compieta sia la preghiera che conclude la giornata. Gli alunni siano invitati a recitarla privatamente, quando non può essere detta in comune. Dove c'è la consuetudine di dedicare, durante la giornata, qual­che tempo alla preghiera comunitaria, gioverà recitare in quell'occasione l'ora media. Specialmente le domeniche e le vigilie delle solennità sarà lode­volmente celebrato l'ufficio delle letture, e almeno qualche volta se­condo il rito della «vigilia protratta», come è indicato nel libro della liturgia delle ore. Infine, durante gli esercizi spirituali, la recita di tutto il corso della liturgia delle ore segnerà opportunamente i tempi della preghiera.

31. Con diligente cura gli alunni vengano preparati in modo che nell'ordinazione diaconale ricevano dalla Chiesa volentieri e con co­gnizione di causa l'incarico di celebrare tutto l'ufficio della liturgia delle ore. Per questo, infatti, la Chiesa deputa i partecipi del sacro ordine all'ufficio divino, «in modo che l'ufficio di tutta la comunità sia almeno per loro mezzo, compiuto certamente e costantemente, e che la preghiera del Cristo continui incessantemente nella Chiesa».(45) I superiori tengano presente pertanto che, per iniziare adeguata­mente gli alunni all'ufficio divino, è necessaria, oltre a una viva espe­rienza della liturgia, anche una particolare preparazione; perciò, non solo devono essere loro spiegati i principi dottrinali, esposti nella Istituzione generale della liturgia delle ore, ma essi devono essere anche guidati alla comprensione dei salmi, in modo tale da apprendere, nella luce del nuovo Testamento e della Tradizione, a discer­nere in essi il mistero del Cristo e a trovare nutrimento per la preghiera personale.(46)

c) La domenica e l'anno liturgico

32. La domenica costituisca per i seminaristi, - sia che essi par­tecipino alla messa in seminario sia che vengano inviati nelle parrocchie - tanto per la celebrazione liturgica quanto per tutta la gior­nata, «la festa primordiale», che deve essere proposta e inculcata alla pietà degli alunni come la lieta celebrazione del mistero pa­squale.(47) Il ciclo annuale dei misteri del Cristo sia celebrato in seminario con particolare fervore, secondo la Costituzione Sacrosanctum Concilium.(48) Pertanto, oltre alla celebrazione della messa e della liturgia delle ore secondo le norme dei testi liturgici, bisogna curare che in seminario venga attribuita un'indole festiva alla domenica e alle principali celebrazioni del Signore, della Beata Vergine e dei santi, cosicché tali giorni diventino giorni di letizia. Grande importanza sia data alla celebrazione delle feste dei santi della diocesi - e della regione, se il seminario è regionale - illustrandone agli alunni la vita e lo spirito. Sia anche celebrato con cura il giorno anniversario della dedicazione della cattedrale e l'anniversario dell'ordinazione del vescovo del luogo. Ma soprattutto ogni celebrazione sia preparata con una catechesi che si adatti nello stesso tempo alle necessità degli attuali alunni e dei futuri sacerdoti, senza trascurare il valore pastorale di alcune con­suetudini popolari. Tutto l'anno liturgico sia poi, non soltanto per la celebrazione liturgica, ma per la vita stessa, un cammino spirituale per partecipare intimamente al mistero del Cristo.

33. La completa e perfetta formazione degli alunni richiede che essi, durante gli anni della preparazione in seminario, sperimentino le più sviluppate e ricche forme di celebrazione dei tempi e delle so­lennità dell'anno liturgico; infatti, quando da sacerdoti eserciteran­no il ministero pastorale, le solennità festive dilateranno la loro attività apostolica ed essi dovranno ripetere le celebrazioni in più luoghi, spesso nelle forme più semplici come è previsto nei testi liturgici. Pertanto, il modo impeccabile in cui i seminaristi vivranno in seminario l'an­no liturgico costituisca il modello che illustri il futuro lavoro pastorale, e il fondamento sul quale baseranno la loro meditazione e co­noscenza dell'anno liturgico.

34. Una buona e adattata pedagogia in questo campo non può ignorare l'indole particolare del nostro tempo che, specie in alcune regioni meno ricche di fede viva, sembra essere meno favorevole alla profonda comprensione dei tempi sacri e delle feste. Si tenga quindi conto di quegli alunni che, prima di entrare in seminario, non ab­biano avuto una viva e profonda esperienza dell'anno liturgico, in modo da metterli in grado di penetrarne più facilmente il senso so­prannaturale, di diventare capaci di una più profonda conoscenza degli eventi salvifici e di ricevere la grazia in essi contenuta.

d) Il sacramento della penitenza

35. Nella vita spirituale dei futuri sacerdoti deve essere attribuita grande importanza al sacramento della penitenza che, come sacra­mento, tra gli altri atti penitenziali può sommamente contribuire a coltivare quelle disposizioni d'animo che sono richieste dalla imi­tazione del Cristo e dallo spirito evangelico: una sempre più com­pleta conversione, la purificazione del cuore, la virtù della penitenza con l'amore del sacrificio.

36. Gli alunni, quindi, si accostino spesso a questo sacramento, per ricevere la grazia per i loro quotidiani sforzi spirituali.(49) Infatti, la confessione frequente «non è una semplice rituale ripetizione e neppure un semplice esercizio psicologico, ma un costante studio per perfezionare la grazia del battesimo, affinché, mentre portiamo nel nostro corpo la mortificazione del Cristo, sempre più si mani­festi in noi la vita di Gesù».(50) L'accostarsi al sacramento della penitenza è un atto essenzialmen­te individuale e da compiersi singolarmente; esso conservi la sua in­dole liturgica e di solito sia distinto dalla direzione spirituale. La frequenza deve essere determinata d'accordo con il proprio confes­sore, secondo la tradizione dei maestri di spirito e le leggi della Chiesa. Inoltre, per una più chiara manifestazione della natura ecclesiale della penitenza,(51) gioverà qualche volta, specie in occasione della quaresima e degli esercizi spirituali, compiere celebrazioni liturgiche penitenziali, secondo le indicazioni del Rituale Romano, o senza con­fessione sacramentale, o con la confessione e assoluzione individuale; in quest'ultimo caso deve essere rispettata la libertà di ciascuno.

e) La celebrazione delle sacre ordinazioni e i riti preparatori

37. La Chiesa accompagna i candidati nella via verso il sacerdo­zio come candidati ad un'iniziazione, non solo cioè con la forma­zione dottrinale e spirituale, ma anche con i riti. Durante gli studi e secondo le norme date dalla conferenza epi­scopale, quando il proposito degli aspiranti, corredato delle neces­sarie qualità, risulta ormai giunto a una sufficiente maturità, i candidati sono invitati a manifestarlo pubblicamente; il vescovo poi, dopo l'accettazione scritta, con la quale la Chiesa esprime la sua scelta, celebra il rito di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbi­terato.(52) Parimenti, osservati gli interstizi stabiliti, o da stabilire, dalla Santa Sede o dalla conferenza episcopale, i candidati durante il corso teo­logiòo(53) «devono ricevere i ministeri di lettore e di accolito, se non li hanno già ricevuti, ed esercitarli per un congruo tempo, affinché siano meglio disposti ai futuri uffici della parola e dell'altare».(54)

38. Questa celebrazione dei riti, unitamente alle istruzioni loro premesse, offrirà agli alunni un'occasione propizia per pregare più volentieri gli uni per gli altri e per meglio comprendere il significato, l'importanza e i doveri degli uffici che riceveranno e la spiritualità richiesta per l'esercizio dei singoli ministeri e ordini. Gli elementi principali di questa spiritualità e preparazione dottrinale si deducono facilmente da quanto è stabilito circa i doveri del lettore e dell'accolito nei Motu proprio Ad pascendum(55) e Ministeria quaedam.(56) Queste celebrazioni si terranno, per quanto è possibile, con la partecipazione di tutta la comunità del seminario, o nella parrocchia dei candidati, o in seminario.

39. Le sacre ordinazioni dei diaconi e dei presbiteri, per quanto sia utile che qualche volta vengano celebrate con grande frutto pa­storale sia nella parrocchia dei candidati, sia in quella ove hanno eser­citato qualche ministero, costituiscono, tuttavia, lieti eventi per tutta la comunità diocesana; per questa ragione ne sia informata e sia in­vitata a parteciparvi. La loro celebrazione, pertanto, preparata con diligenza e dignità, richiede che i sacerdoti, i diaconi, gli alunni del seminario e i fedeli si uniscano attorno al vescovo.

40. Le ordinazioni sacre toccano profondamente la vita del se­minario; quindi, non solo i candidati, ma tutti gli alunni vengano istruiti in precedenza, con la dovuta catechesi, sui riti e testi, che li aiuterà validamente ad assimilare la dottrina del sacerdozio e l'indole spirituale della vita apostolica.

41. I lettori e gli accoliti esercitino i loro uffici. I diaconi, dal canto loro, prima di essere chiamati al sacerdozio, esercitino il loro ordine per un certo tempo, o in seminario, o nelle parrocchie, o special­mente presso il loro vescovo.

42. Dati i notevoli mutamenti introdotti dalla Chiesa nella disci­plina e nei riti dei gradi per i quali si ascende al sacerdozio, appare chiaro che i professori del seminario devono essere esortati a rin­novare la loro mentalità e i loro metodi educativi, perché più facilmente la nuova disciplina produca i suoi frutti.

PARTE SECONDA: L'INSEGNAMENTO DELLA SACRA LITURGIA NEI SEMINARI

a) Principio generale

43. Oltre alla prima ed essenziale iniziazione liturgica che avviene, secondo la necessità, appena gli alunni entrano in seminario, di cui sopra al n. 8,(57) le conferenze episcopali provvedano nella loro Ratio institutionis che la liturgia abbia nel quadriennio teologico il posto che le è dovuto, secondo la Costituzione Sacrosancturn Concilium, n. 16: «La sacra liturgia nei seminari e negli studentati religiosi va computata tra le materie più necessarie e più importanti, nelle fa­coltà teologiche, poi, tra le materie principali, e va insegnata sotto l'aspetto sia teologico e storico sia spirituale, pastorale e giuridico». Queste prescrizioni, maggiormente sviluppate nel n. 79 della Ratio fundamentalis, devono essere prese nel loro senso genuino e attuate come è0 indicato nei seguenti paragrafi.

b) L'oggetto proprio e il fine dell'insegnamento della liturgia

44. La liturgia deve essere insegnata in modo che corrisponda pie­namente alle necessità odierne; in questo campo si deve tener pre­sente, innanzi tutto, l'aspetto teologico, pastorale ed ecumenico:
a) Per la retta formazione liturgica dei futuri sacerdoti assume speciale importanza lo stretto legame tra la liturgia e la dottrina della fede; e questo deve essere quindi messo in luce nell'insegnamento. La Chiesa, infatti, esprime la propria fede soprattutto pregando, cosicché legem credendi lex statuat supplicandi.(58) Pertanto, non solo deve essere fedelmente osservata la lex orandi, affinché non sia messa in pericolo la lex credendi, ma a loro volta gli studiosi di teologia de­vono accuratamente investigare la tradizione del culto divino, specialmente quando trattano della natura della Chiesa e della dot­trina e della disciplina dei sacramenti.
b) Circa l'aspetto pastorale, importa soprattutto che il rinnova­mento liturgico promosso dal Concilio Vaticano II sia rettamente e pienamente compreso dai futuri sacerdoti, alla luce della sana dot­trina e della tradizione sia occidentale sia orientale. Agli alunni cioè, devono essere esposte le norme del rinnovamento liturgico, perché comprendano meglio i motivi su cui si basano gli adattamenti e i cambiamenti decretati dalla Chiesa; sappiano, inoltre, discernere quelli che possono essere auspicati, e distinguano tra le più gravi e difficili questioni attualmente dibattute, la parte immutabile della liturgia, perché di istituzione divina, dalle altre parti soggette a cambiamento.(59)
c) Anche il dialogo ecumenico, promosso dallo stesso Concilio Vaticano II, richiede un'accurata preparazione nella liturgia. Esso, infatti, suscita molte e difficili questioni circa la liturgia, alla cui ade­guata valutazione bisogna che gli alunni siano preparati.

c) L'ambito della scienza liturgica e il metodo di insegnamento

45. È compito delle conferenze episcopali determinare più det­tagliatamente, nelle loro Ratio institutionis, il modo di insegnare la liturgia nel seminario. Nell'appendice di questa Istruzione sarà, pre­sentato, come esempio, un indice di argomenti che sembra opportuno siano trattati; qui invece si enunziano solo le norme più generali.

46. Anzitutto devono essere illustrate agli alunni le azioni litur­giche, per quanto riguarda sia i testi, sia i riti, sia i segni. Le preghiere e le orazioni dette nella liturgia devono essere spie­gate, in modo che risaltino i tesori di dottrina e di vita spirituale in esse contenuti. Per questo non basta che siano letti nella versione moderna, ma è necessario che si usino i testi originali da illustrarsi con l'aiuto della sacra Scrittura e della tradizione dei Padri. Inoltre, il genere letterario dell'eucologia cristiana e specialmente dei salmi non si comprende facilmente, se non da quelli che hanno una certa cultura letteraria. L'insegnante illustri con cura le Institutiones, che sono premesse al Messale e al Libro della liturgia delle ore, nonché i Praenotanda, che si leggono nel Rituale Romano all'inizio di ogni titolo. In tali documenti è infatti presentata sia la dottrina teologica, sia l'applica­zione pastorale, sia l'aspetto spirituale dei riti e dei loro singoli ele­menti. Inoltre, poiché negli stessi documenti assai spesso vengono proposti diversi modi di compiere lo stesso rito, l'insegnante svilup­pi la capacità di giudizio degli alunni, perché sappiano poi discernere tra i vari modi che possono essere legittimamente scelti secondo le circostanze, e comprendano perché spesso nelle rubriche si usano le espressioni «de more», «pro opportunitate» o «laudabiliter».

47. Inoltre, poiché oggi ha molta importanza l'aspetto storico della liturgia,(60) nell'insegnamento liturgico si descriva con cura la sto­ria dei riti, perchè meglio se ne comprenda il significato e le parti immutabili, in quanto di istituzione divina, e quelle «che nel corso dei tempi possono e anche devono variare, qualora in esse fossero entrati elementi meno rispondenti alla intima natura della stessa li­turgia, o si fossero resi meno opportuni».(61) Si indichi, anche, come nelle varie circostanze la Chiesa abbia adattato la sua arte pastorale, tenendo presente i diversi costumi dei popoli e la loro cultura. Ma specialmente dai documenti storici dei riti la liturgia sacramentale potrà trarre grande utilità e acquistare maggiore chiarezza e certezza.

48. Nella descrizione storica dei riti si dia la dovuta importanza anche alla tradizione delle Chiese orientali: «In esse, infatti, essendo illustri per veneranda antichità, risplende la tradizione apostolica tra­mandata dai Padri, che costituisce parte del patrimonio divinamente rivelato e indiviso della Chiesa universale».(62) Anzi, anche il motivo pastorale attira oggi tutti alla conoscenza delle liturgie orientali.

49. È soprattutto, però, importante che, oltre alla trattazione delle singole azioni liturgiche, sia illustrata teologicamente la natura stessa di tutta la liturgia, secondo quanto indicato nei nn. 5-11 della Co­stituzione Sacrosanctum Concilium; per conseguire tale scopo si offra una conoscenza più approfondita del mistero pasquale del Cristo, «dal quale derivano la loro efficacia tutti i sacramenti e i sacramen­tali»,(63) della storia della salvezza,(64) della presenza del Cristo nella sa­cra liturgia.(65) Venga inoltre studiata la nozione di segno, poiché la liturgia si serve di segni visibili per significare le realtà invisibili,(66) affinché per mezzo di loro, in un modo proprio ai singoli, sia rea­lizzata la santificazione dell'uomo.(67) Da essi appaia come l'adunanza liturgica manifesti la Chiesa di Dio, in quanto popolo di Dio che gode dell'unità nella distinzione dei vari ministeri.(68)

50. Per una più approfondita trattazione teologica della liturgia e per la soluzione di molte difficoltà, che si presentano ai pastori di anime nell'organizzazione e nella promozione della vita liturgica, de­vono essere giustamente stimati i risultati sicuri delle moderne scien­ze umane, quali l'antropologia, la sociologia, la linguistica, la storia comparata delle religioni ecc., che in vari casi offrono non poca luce, sempre però nei limiti imposti dall'indole soprannaturale della litur­gia. In ciò deve essere coltivato negli alunni il senso del discernimento, affinché diventino capaci di stimare rettamente l'importanza di queste materie e nello stesso tempo di evitare quanto potrebbe con­durre a sminuire il genuino valore soprannaturale del culto cattolico. Nell'uso di queste scienze si osservi, inoltre, la regola secondo cui, «più che moltiplicare il numero delle discipline, bisognerà cercare di inserire adeguatamente in quelle già prescritte le nuove questioni e i nuovi aspetti».(69)

d) Doti del professore di liturgia e relazione della liturgia con le altre materie di insegnamento

51. Perché tutto questo sia rettamente insegnato, occorre che in seminario ci sia un professore speciale, preparato per l'insegnamento della liturgia e, per quanto è possibile, specializzato presso uno degli Istituti destinati a tale scopo;(70) che abbia studiato teologia e storia, conosca le realtà pastorali e sia pienamente compenetrato del senso della preghiera pubblica della Chiesa. Sia ben consapevole che il suo non è un compito solamente scientifico o tecnico, ma piuttosto mi­stagogico, per introdurre cioè gli alunni nella vita liturgica e nella sua indole spirituale.

52. In modo particolare, i professori di sacra Scrittura si ricordino di quanto sia abbondante la ricchezza di insegnamenti biblici che viene proposta ai fedeli dalla liturgia rinnovata, che anzi, tutte le azioni liturgiche e i segni ricevono il loro significato dalla sacra Scrittura.;(71) Per questo motivo ai futuri sacerdoti sarà necessaria una più profonda conoscenza dei libri sacri e della storia della salvezza, non solo come scienza esegetica, ma «come soave e viva conoscenza della sacra Scrit­tura, che è attestata dalla venerabile tradizione dei riti sia orientali sia occidentali».;(72)

53. A un maggior profitto nello studio liturgico contribuirà non poco il coordinamento con le altre discipline, raccomandato dallo stesso Concilio Vaticano II.;(73) Così, per esempio, nel trattare soprat­tutto della dottrina e dell'uso dei sacramenti, si attui una stretta cooperazione tra il professore di liturgia e i professori di dogmatica, morale, pastorale e diritto canonico. Si tengano frequenti colloqui, per favorire una fruttuosa intesa di tutti verso lo stesso fine, e si eviti il pericolo che si ripetano spesso le stesse cose e che ci si contraddica.

54. Nel preparare l'orario delle materie del corso teologico, è de­siderabile che, per quanto possibile, le questioni liturgiche vengano trattate contemporaneamente alle questioni teologiche che con esse hanno un nesso particolare, di modo che per esempio, insieme con il trattato De Ecclesia in liturgia vengano spiegate le nozioni teolo­giche della preghiera della Chiesa ecc. Sarà utile che in alcuni seminari lo stesso professore di liturgia spieghi tutta la dottrina dei sacramenti, purché sia veramente prepa­rato sia nella teologia sacramentale sia nella liturgia.

55. Si deve anche aver cura che dalla liturgia siano messi in luce gli elementi e gli aspetti che possono contribuire a quella sintesi teo­logica che, secondo la Ratio fundamentalis, n. 63, ci si attende da tutto il corso degli studi, e che in modo particolare deve essere elaborata nell'ultimo periodo della preparazione teologica.

e) La musica e l'arte sacra

56. Data l'importanza della musica sacra nelle celebrazioni liturgiche, gli alunni devono ricevere da esperti quella preparazione mu­sicale, anche pratica, che sarà necessaria nel loro futuro ufficio di presidenti e di moderatori delle celebrazioni liturgiche. In tale preparazione si deve tener conto delle doti naturali dei singoli alunni, e avvalersi dei nuovi mezzi oggi generalmente in uso nelle scuole di musica, per rendere più facile il profitto degli alunni. Si deve so­prattutto curare che agli alunni sia data non solo una preparazione nell'arte vocale e strumentale, ma anche una vera e autentica for­mazione della mente e dell'animo, per cui conoscano e gustino le migliori opere musicali del passato e sappiano scegliere, nella mo­derna produzione, ciò che è sano e retto. (74)

57. Parimenti gli alunni, «durante il corso filosofico e teologico, siano istruiti anche sulla storia e lo sviluppo dell'arte sacra, come pure sui sani principi su cui devono fondarsi le opere d'arte sacra, in modo che siano in grado di stimare e conservare i venerabili monumenti della Chiesa e di offrire opportuni consigli agli artisti nella realizzazione delle loro opere».(75) Anche l'archeologia delle antichità cristiane contribuisce efficacemente a illustrare la vita liturgica e la fede della Chiesa primitiva.

58. È, inoltre, particolarmente necessario che gli alunni siano am­maestrati nell'arte del dire e di esprimersi con gesti e azioni, nonché nell'uso degli strumenti della comunicazione sociale. Nella celebra­zione liturgica, infatti, è della massima importanza che i fedeli comprendano non solo ciò che il sacerdote dice o recita - sia che tenga l'omelia, sia che reciti orazioni e preghiere -, ma anche quelle realtà che egli deve esprimere con gesti ed azioni. Questa formazione as­sume cosi grande importanza nella liturgia rinnovata da meritare una cura speciale.

f) L'iniziazione pastorale pratica al ministero liturgico

59. L'iniziazione pastorale pratica degli alunni al ministero litur­gico, che deve essere impartita in modo opportuno durante tutto il corso degli studi e in determinate circostanze,(76) raggiunge il suo apice durante l'ultimo anno della preparazione in cui i futuri sacer­doti, dopo avere trovato nella vita liturgica in seminario la fonte del vero spirito cristiano, riceveranno una più accurata preparazione, adatta alle particolari circostanze nelle quali eserciteranno il loro mi­nistero sacerdotale. Durante questo tempo di formazione pratica, si dovrà insistere soprattutto sulle prescrizioni e l'amministrazione dei sacramenti. Per impartire questa formazione, i professori del seminario si accorderanno con la commissione liturgica della diocesi o della regione. Questo adattamento alle condizioni e alle prescrizioni di ogni luogo richiede pure che gli alunni conoscano e apprezzino le varie forme popolari di pietà approvate dall'autorità della Chiesa.(77)

g) Una più approfondita preparazione liturgica di alcuni alunni

60. Affinché le diocesi possano disporre di sacerdoti periti nell'insegnamento, è necessario preparare alcuni candidati idonei a questi uffici. Detti candidati, scelti allo scopo dal vescovo, siano in­viati ad uno degli Istituti specifici eretti dalla Santa Sede o dalle conferenze episcopali, dopo che avranno terminato la loro preparazione generale in seminario e si saranno dedicati per qualche tempo alla cura pastorale.(78) Ciò riveste carattere di particolare urgenza in quei luoghi dove, a giudizio dell'autorità ecclesiastica competente, si ri­chiede un più profondo adattamento liturgico.

h) Perfezionamento della formazione liturgica dei sacerdoti che già hanno terminato gli studi

61. Nel campo della formazione sacerdotale che, a norma del Con­cilio Vaticano II,(79) deve essere perfezionata e continuata dopo la fine degli studi seminaristici, dovrà esserci posto anche per la sacra liturgia. Ciò è molto importante, sia perché durante la preparazione in seminario non si è potuto completare lo studio di tutte le ricchezze della liturgia, sia perché lo consigliano le circostanze del nostro tempo. Infatti, i costumi e la società cambiano con tale rapidità che non è possibile prevedere, durante il tempo della formazione sacerdotale, quali nuove difficoltà sorgeranno per la cura pastorale e quante con­troversie teologiche ne scaturiranno. Né si devono trascurare quelle difficoltà ampiamente e rapidamente diffuse dalla pubblica opinione, da riviste, convegni, dagli strumenti della comunicazione sociale, i quali, anche per quanto riguarda la liturgia, suscitano questioni assai difficili che devono, tuttavia, essere risolte dai sacerdoti perché toc­cano la loro attività quotidiana.

CONCLUSIONE

62. Dalla rinnovata vita liturgica provengono sempre maggiori frutti; e ciò non fa meraviglia, in quanto la liturgia aiuta in sommo grado i fedeli ad esprimere e manifestare nella loro vita il mistero del Cristo e la genuina natura della Chiesa. I presbiteri e gli alunni dei seminari devono riconoscere più dei fedeli di aver ricevuto que­sto beneficio, poiché nella liturgia acquistano una più profonda e più piena esperienza del sacerdozio e delle sue esigenze; essi, infatti, sono invitati ad imitare ciò che trattano. In questa maniera, pertanto, lo studio assiduo e l'esercizio della sacra liturgia ricordano continuamente ai futuri sacerdoti lo scopo cui tendono tutte le attività pa­storali e, nello stesso tempo, fanno sì che tutti i loro sforzi negli studi, nelle esercitazioni pastorali e nella vita interiore diventino sempre più consapevoli e conseguano una profonda unità.

Roma, dal Palazzo della Sacra Congregazione, il 3 giugno 1979, nella Solennità di Pentecoste.

GABRIELE M. Card. GARRONE
Prefetto

ANTONIO M. JAVIERRE ORTAS
Arciv. tit. di Meta
Segretario


APPENDICE

INDICE DI ARGOMENTI CHE OPPORTUNAMENTE SI POSSONO TRATTARE NELL'INSEGNAMENTO DELLA LITURGIA NEI SEMINARI

Necessità attuale di un più approfondito insegnamento della liturgia

1. A norma della Costituzione Sacrosanctum Concilium, «la sa­cra liturgia, nei seminari e negli studentati religiosi, va computata tra le materie necessarie e più importanti, nelle facoltà teologiche invece tra le materie principali, e va insegnata sotto l'aspetto sia teo­logico e storico, sia spirituale, pastorale e giuridico».(80) Pertanto, l'insegnamento della liturgia deve essere impostato in maniera da soddisfare alle necessità odierne:
a) la riforma liturgica iniziata dal Concilio Vaticano II e ora fe­licemente condotta a termine, va intesa alla luce della tradizione li­turgica non solo occidentale, ma anche delle Chiese Orientali;(81)
b) poiché lo stesso Concilio Vaticano II ha promosso l'aggiornamento liturgico tenendo conto dell'indole e delle tradizioni dei popoli,(82) si richiede un maggiore e più accurato studio sia storico sia teologico, per non recare pregiudizio all'autentico spirito liturgico;
c) nel dialogo ecumenico sono molteplici e difficili le questioni che sorgono dalla liturgia sia circa la dottrina del sacrificio della messa, dell'ordine e degli altri sacramenti, sia circa quella prassi pastorale che è descritta nel Direttorio ecumenico e negli altri documenti della Sede Apostolica;
d) in particolar modo, infine, poiché legem credendi lex statuat sup­plicandi, la tradizione liturgica deve essere così approfondita da por­tare luce alle questioni, oggi discusse, sia dottrinali, sia disciplinari circa il mistero del Cristo, la Chiesa, i sacramenti. La sacra liturgia, inoltre, aprendo nella preghiera la sorgente del mistero cristiano, di­venta per gli alunni alimento della vita spirituale e favorisce gran­demente l'unità tra le varie discipline teologiche.

Indole di questo indice

2. L'indice degli argomenti qui proposti non intende descrivere le linee immutabili dell'insegnamento del corso liturgico, che invece richiede l'ordinamento suggerito dalle circostanze. Siccome a norma della Ratio fundamentalis per la formazione sacerdotale la preparazione degli alunni va iniziata con l'introduzione al mistero del Cristo e della storia della salvezza, «affinché essi com­prendano il significato degli studi ecclesiastici, la loro struttura e il loro fine pastorale, e nel contempo siano anche aiutati a dare solido fondamento alla loro fede, capire più profondamente e abbracciare con maggiore maturità la vocazione sacerdotale»,(83) non si potrà ot­tenere questo se nello stesso tempo non si farà un'idonea introdu­zione alla liturgia, che costituisca o una parte del corso introduttivo, oppure sia fatta come corso speciale all'inizio del curriculum degli studi: si illustri la funzione della sacra liturgia nell'economia della salvezza, nella vita della Chiesa e nella vita spirituale di ogni cristiano. Sarà utilissima agli alunni già in questo inizio del corso anche una breve esposizione della messa e delle ore maggiori dell'ufficio divino.

3. Parimenti, l'ordine degli argomenti che descriveremo più avanti si può opportunamente cambiare perché meglio si armonizzi con le altre discipline e con la vita del seminario stesso. Così, per esem­pio, uno studio più accurato del capitolo I della Costituzione sulla sacra liturgia sarà più utilmente recepito dagli alunni che hanno gia iniziato lo studio della teologia. Parimenti, è talvolta utile trattare dell'anno liturgico e illustrarne i vari tempi quando vengono celebrati. Così lo studio della liturgia dei sacramenti si potrà opportunamente unire allo studio della teologia dei sacramenti.

4. L'intera materia qui proposta non viene indicata quasi che il docente debba insegnarla tutta nelle sue lezioni. Egli faccia una scelta degli argomenti, che consenta agli alunni una visione essenziale al­meno per sommi capi di tutta la liturgia, evitando quelle lacune che potrebbero nuocere alla preparazione dei futuri sacerdoti. Gli argo­menti particolari non trattati nelle lezioni vengano proposti agli alunni affinché, o individualmente o in piccoli gruppi, possano studiarli ac­curatamente secondo quei metodi che nelle altre discipline hanno dato ottimi frutti.

5. Il docente di liturgia non dimentichi che il suo compito prin­cipale è di aiutare gli alunni ad approfondire quei medesimi testi li­turgici che essi dovranno assimilare pienamente, in modo da diventare sacerdoti capaci di condurre il popolo a una consapevole e attiva partecipazione al mistero del Cristo.

6. Quando si consiglia di accostarsi alle antiche fonti e di appro­fondirle - come spesso si fa nel presente indice - si vuole significare la meta ideale da conseguire negli studi, ma che tuttavia si potrà di fatto ottenere solamente secondo la possibilità dei singoli seminari.

Opportuno coordinamento della liturgia con gli altri studi del seminario

7. Si abbia diligente cura di collegare convenientemente la litur­gia con le altre discipline insegnate in seminario, come è detto nella Istruzione ai nn. 53-57. Ci sono, inoltre, molte questioni connesse, riguardanti specialmente la dottrina dei sacramenti e la loro amministrazione dal punto di vista pastorale, questioni che possono essere trattate dall'insegnante di liturgia o da altri insegnanti; si evitino, per­tanto, lacune o inutili ripetizioni; piuttosto, però, si cercherà di avere una cooperazione interdisciplinare affinché gli argomenti liturgici, dogmatici, canonici, storici e pastorali di una stessa questione ven­gano spiegati più profondamente e con maggior frutto.

PARTE PRIMA: NOZIONI E PRINCIPI

Art. 1: Natura della sacra liturgia e sua importanza nella vita della Chiesa

8. Gioverà far precedere qualche introduzione circa il culto, con­siderato sotto l'aspetto antropologico e psicologico, poiché esso ha una profonda incidenza nell'animo, e lo si può anche trovare, seb­bene in maniera deformata, presso le società secolarizzate.

9. La liturgia cristiana, però, completa e supera di molto quella nozione di culto; ciò apparirà esponendo e illustrando la dottrina della Costituzione Sacrosanctum Concilium ai nn. 5-13. Verranno pertanto spiegati:

a) la natura della liturgia, che «giustamente è ritenuta come l'esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo; in essa, per mezzo di segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione dell'uomo, e viene esercitato dal Corpo mistico, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale»;(84)
b) il mistero pasquale della passione del Cristo, della sua risur­rezione e della sua ascensione, celebrato dalla Chiesa nella litur­gia,(85) «dal quale tutti i sacramenti e i sacramentali derivano la loro virtù»;(86)
c) la funzione della liturgia nell'economia della salvezza: «tutti i prodigi divini operati in favore del popolo nell'Antico Testamento preraffiguravano»(87) l'opera di salvezza del Cristo, perché «tutto av­veniva come figura»;(88) l'opera del Cristo si realizzò una volta quando nato da donna, fattosi soggetto alla legge, patì sotto Ponzio Pilato e il terzo giorno risuscitò; la Chiesa predicherà quindi il vangelo fino alla consumazione dei tempi, celebrerà l'Eucaristia e amministrerà gli altri sacramenti, riconoscendo particolarmente la presenza del Cri­sto nella sacra liturgia;(89) inoltre, nella liturgia terrena viene antici­pata quella celeste,(90) nella quale Dio sarà tutto in tutti.

Verranno messi in evidenza, inoltre, altri aspetti della liturgia:

d) essa si serve di segni sacri sensibili, per indicare realtà divine invisibili, e ottiene per mezzo di questi segni, in un modo proprio ai singoli, la santificazione dell'uomo;(91)
e) come esercizio dell'ufficio sacerdotale del Cristo essa abbrac­cia un duplice movimento: da Dio agli uomini, per effettuare la loro santificazione, e dagli uomini a Dio, affinché venga adorato in spirito e verità;(92)
f) sebbene la liturgia non esaurisca tutta l'azione della Chiesa, è tuttavia il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte dalla quale emana tutta la sua virtù. Ciò sarà utile esporre più diffusamente secondo la mente della Costituzione.(93)

Art. II: La liturgia come azione propria della gerarchia e della comu­nità; la legge liturgica

10. A norma dei nn. 26-32 e 41-42 della Costituzione, verranno proposti i principi riguardanti l'assemblea liturgica, cioè il popolo santo convocato e ordinato sotto la guida del vescovo (o del sacer­dote che ne fa le veci), e verranno opportunamente illustrati con la dottrina della sacra Scrittura, con esempi della Chiesa primitiva, con testi dei Padri. Conviene inoltre indicare le condizioni che rendano legittima la celebrazione quasi privata della liturgia.

11. Si dovrà insistere sulla diversità dei membri e degli uffici che richiede l'assemblea liturgica, perciò si descriveranno le funzioni del celebrante, dei ministri, della schola cantorum e del popolo. Le parti dei fedeli e la loro attiva partecipazione saranno spiegate secondo il pensiero del Concilio Vaticano II e, nello stesso tempo, verrà chia­rita la distinzione tra sacerdozio comune dei battezzati e sacerdozio ministeriale in forza del quale il sacerdote presiede all'assemblea li­turgica in persona Christi.(94)

12. Il preminente ufficio del vescovo verrà illustrato alla luce della Costituzione Lumen gentium.

13. L'insegnante, con una breve esposizione storica, dimostrerà che le leggi liturgiche, per diritto divino, sono state sempre di com­petenza della sacra gerarchia; il modo però di esercitare questo di­ritto è stato ovviamente vario attraverso i secoli. Così venga spiegata l'attuale norma, stabilita nel n. 22 della Co­stituzione liturgica del Concilio Vaticano II, esponendo cioè le competenze della Sede Apostolica, delle conferenze episcopali e del vescovo locale.

14. Parimenti con una esposizione storica si spiegherà perché la Chiesa a poco a poco, fin dall'antichità abbia vietato che nella litur­gia si improvvisassero e recitassero arbitrariamente delle preghiere, e come ora abbia imposto termini ben precisi alla mobilità, alla va­riazione e agli esperimenti.

Art. III: L'aspetto didattico e pastorale della liturgia

15. «Nella liturgia (...) Dio parla al suo popolo; il Cristo annun­zia ancora il suo vangelo; il popolo a sua volta risponde a Dio con il canto e con la preghiera».(95) Nella liturgia, dunque, un ruolo pri­mario si attribuisce alla sacra Scrittura, cioè alla parola di Dio, sia che venga letta e ascoltata da tutti, sia che venga cantata dalla stessa assemblea. Più estesamente l'insegnante tratterà dell'uso della sacra Scrittura tanto nelle letture quanto nei canti presi dalla stessa. Non ometta di parlare altresì delle lezioni non bibliche e dei canti com­posti dalla Chiesa. Esponga i principi generali delle celebrazioni bi­bliche, dell'omelia e della catechesi, e metta in luce la grandissima importanza della sacra Scrittura per la comprensione dei segni, delle azioni e delle preghiere liturgiche.(96)

16. Si dovrà illustrare con molta diligenza l'efficacia propria del canto sacro e della sua funzione nella liturgia. Si esporranno pertanto i diversi generi del canto; la salmodia, con la quale si cantano i salmi e i canti biblici; l'innodia, la dossologia, le acclamazioni ecc. Si illu­stri con esempi il dialogo tra il celebrante e l'assemblea dei fedeli.

17. Si espongano anche i diversi generi di preghiere del sacerdote (le orazioni, i rendimenti di grazie, le benedizioni, gli esorcismi, le formule indicative, le preghiere private) e dell'assemblea dei fedeli (la preghiera domenicale, la preghiera fatta in silenzio, le litanie).

18. Possibilmente si faccia una breve storia del canto sacro, della sua origine e del suo primitivo sviluppo, e anche dell'indole del canto gregoriano; si parli anche degli altri generi approvati dalla tradizione; si illustrino infine i principi dati nell'Istruzione della S. C. dei Riti, il 5 marzo 1967, circa la musica sacra nella liturgia.

19. Si parlerà anche della lingua liturgica; si farà una breve storia della disciplina tanto orientale quanto occidentale; secondo le capa­cità e le possibilità dell'insegnante si metterà in risalto come la tra­duzione dei libri sacri, specialmente dal greco in latino, abbia formato la lingua cristiana, e secondo quali principi si debba procedere nelle odierne versioni in lingua volgare.

20. Poiché la sacra liturgia si serve non solo di parole, ma anche di segni che «sono stati scelti dal Cristo o dalla Chiesa per signifi­care realtà divine invisibili»,(97) si parlerà nelle lezioni tanto dei gesti e dell'atteggiamento del corpo nell'orazione liturgica, quanto delle cose materiali delle quali si serve il culto liturgico. Circa i gesti e gli atteggiamenti del corpo e del loro significato ed efficacia, per muo­vere gli animi, si insegni attingendo dalla sacra Scrittura e dall'opera dei Padri; si dovrà porre diligente attenzione che l'esposizione non rimanga astratta, ma venga illustrata in modo concreto nello stesso uso liturgico. Gioverà spiegare a uno a uno, sia pure con brevità, il significato specialmente biblico degli elementi naturali dei quali si serve la liturgia, quali sono la luce, l'acqua, il pane, il vino, l'olio, l'incenso ecc., in modo particolare di quegli elementi che sono segni sacramentali.

21. Poiché oggi ci sono alcuni che pretendono di spogliare il culto liturgico della sua sacra indole e pertanto pensano a torto che non si debbano usare oggetti e suppellettili sacre, ma che si debbano so­stituire con cose che appartengono all'uso comune e profano, tali opinioni debbono essere confutate perché pervertono la genuina na­tura della sacra liturgia.(98)

22. Si farà un'esposizione teologica dei luoghi dedicati al culto e del loro significato; si illustrerà il rito della dedicazione delle chiese. Verranno indicate le finalità dell'altare, del luogo destinato a con­servare la Ss.ma Eucaristia, della sede del celebrante, dell'ambone e del fonte battesimale.

23. Si avrà cura che tra le varie nozioni che gli alunni appren­dono in altre sedi, sappiano discernere bene la storia e le leggi dell'arte sacra. Si farà anche opportunamente parola dell'iconografia cristiana e delle esigenze che l'arte sacra del nostro tempo deve rispettare, per essere utile al popolo cristiano.

24. Da queste considerazioni apparirà manifesta l'indole didattica della liturgia, e come questa, benché sia principalmente culto della divina maestà, sia anche una grande catechesi per il popolo.(99) Si renda anche conto del noto assioma: legem credendi lex statuat sup­plicandi, e si diano le norme per discernere le verità che la Chiesa nella liturgia propone ai fedeli di credere da quelle invece in cui il magistero non impegna la sua autorità.

25. Perché nella trattazione di questa materia si tenga il debito conto delle difficoltà degli uomini del nostro tempo e vengano in­dicate ai pastori le vie atte a risolverle, si prendano in considerazione le scienze antropologiche, quali la psicologia e la sociologia, secondo le indicazioni date nella presente Istruzione al n. 50.

Art. IV: Nozioni sulla storia della sacra liturgia

26. Nell'esporre per ordine le singole azioni liturgiche e i sacra­menti, si dovrà insistere nella storia di ciascun rito, sia perché si com­prenda l'uso liturgico odierno, sia perché diventi più chiara e più sicura la teologia sacramentale. Ma affinché nel corso delle lezioni tutto risulti con maggiore chia­rezza, gioverà far precedere la trattazione della materia da alcuni brevi cenni sulle fasi e sulle epoche di tutta la storia della liturgia, e attirare l'attenzione sulla vicendevole connessione tra la liturgia e la spiri­tualità cristiana. Così, per quanto è possibile, si premetta la presentazione dell'o­razione giudaica, come si faceva soprattutto nella sinagoga, nelle case private e nella celebrazione pasquale al tempo del Cristo, in modo che risalti meglio sia la somiglianza sia la novità della preghiera cri­stiana. Si descriva poi l'assemblea liturgica dell'età apostolica. È desiderabile che venga aperto agli alunni l'adito alle fonti liturgiche dei primi secoli (per es.: la Didachè, s. Clemente Romano, s. Giustino, s. Ireneo, Tertulliano, Ippolito Romano, s. Cipriano, le Di­dascalie e le Costituzioni Apostoliche, la Peregrinazione di Egeria), ai testi scelti dalle anafore primitive e dalle catechesi dei Padri.

27. Poiché le liturgie delle diverse chiese si sono a poco a poco sviluppate con leggi e testi scritti, sarà opportuno delineare le fa­miglie liturgiche dell'oriente e dell'occidente e illustrarne brevemente l'origine, la storia e le caratteristiche; ciò è di grandissima importanza in quelle regioni dove vivono molti fedeli appartenenti alle Chiese orientali. Si consiglia anche di mettere bene in luce l'affinità tra i diversi riti; nell'esposizione poi delle singole azioni, particolarmente dei sa­cramenti, si dia sempre spazio ai testi e ai riti delle diverse liturgie, per offrire una dottrina più ricca e per nutrire la devozione.

28. Si illustrerà l'opera promossa dal Concilio di Trento, allo scopo di correggere gli abusi entrati nella liturgia e di promuovere l'unità liturgica. Si commentino i decreti di detto Concilio sulla liturgia, e si mostri come secondo le disposizioni e lo spirito del medesimo Concilio i Romani Pontefici abbiano emendato i libri liturgici, che hanno così divulgato che sono rimasti in uso fino al nostro tempo. Sarà inoltre opportuno esporre brevemente come nei secoli XVII­-XIX, nonostante le difficoltà, la liturgia abbia progredito soprattutto grazie all'erudizione storica: la devozione verso l'Eucaristia, la fedele osservanza dei riti, le iniziative pastorali prese in diverse regioni, per­ché i fedeli comprendessero la liturgia e vi partecipassero, aprirono la via al rinnovamento che, iniziato da s. Pio X nel nostro secolo, è stato poi più largamente promosso dal Concilio Vaticano II.

29. Per una comprensione più approfondita dell'odierna riforma liturgica, sarà molto utile indicare agli alunni i documenti con i quali essa è stata a poco a poco messa in atto.

PARTE SECONDA: LA MESSA E IL CULTO EUCARISTICO

Art. I: Nozioni generali sulla messa da spiegare agli alunni

30. Anzitutto si esporranno i testi del Nuovo Testamento sull'isti­tuzione dell'Eucaristia e si confronteranno con i testi giudaici dell'orazione quotidiana, della cena pasquale e con altre testimonianze che prefigurano la celebrazione eucaristica.

31. Si descriverà brevemente la storia della messa, in modo da far apparire i principali elementi comuni a tutte le liturgie della messa, affinché meglio si avvertano nella celebrazione odierna e più facil­mente vengano presentati al popolo cristiano. È poi desiderabile che, dove è possibile, si leggano dagli alunni i testi primitivi scelti dalle opere dei Padri o presi dalle più antiche liturgie, oggi raccolti in molte antologie. Particolarmente in quelle regioni dove vivono i fedeli di riti orien­tali, è utile dare ai seminaristi nozioni sulla messa di questi riti, so­prattutto sotto l'aspetto spirituale.

32. Si illustrino i vari modi della celebrazione: messa stazionale, messa comune col popolo, messa senza il popolo. Le parti del cele­brante, dei concelebranti, dei ministri, della scuola e dei fedeli, ven­gano indicate secondo l'Introduzione generale del messale romano, pubblicata nel 1970.

33. Più diffusamente e in maniera speciale verrà illustrata la con­celebrazione con la sua odierna disciplina secondo la tradizione orien­tale e latina.

34. In conformità della medesima Introduzione generale, capp. 5-6, si esporranno le condizioni richieste per la celebrazione della messa, non solo in forza della tradizione e della legge, ma anche se­condo la necessità della mente e della natura umana: la chiesa e l'altare con il suo ornamento, i vasi sacri, le vesti dei sacerdoti e dei ministri e altre cose di questo genere.

Art. II: Norme per esporre rettamente agli alunni le singole parti e i riti della messa

35. Gli insegnanti mettano in risalto le due parti delle quali in un certo senso consta la messa: la liturgia della parola e quella eu­caristica, così strettamente congiunte, da formare un unico atto di culto.(100)

36. L'insegnante esporrà diffusamente i singoli riti della messa sottolineando l'importanza di ciascuno, così che vengano chiaramente messi in evidenza i vari riti dell'ingresso, il proseguimento delle le­zioni nella liturgia della parola fino al vangelo, all'omelia e all'orazione dei fedeli, la preparazione dei doni, la sostanza e la forma di tutta la preghiera eucaristica, i riti di preparazione alla comunione e i riti finali. Per quanto è possibile, si illustrino i singoli riti tanto sotto l'aspetto storico quanto sotto l'aspetto comparativo con i riti delle altre liturgie.

37. Con questo metodo principalmente si definiranno e illustreranno tutte le altre parti che costituiscono la prece eucaristica.(101)

38. L'uso della comunione sotto le due specie venga spiegato dal punto di vista storico, teologico e pastorale.

39. Secondo l'Istruzione Eucharisticum mysterium, in data 25 mag­gio 1967, si indichi in qual modo si devono istruire i fedeli, affinché la loro partecipazione alla messa diventi più fruttuosa, e anche come l'Eucaristia sia il centro di tutta l'economia sacramentale.

40. Quando l'insegnante esporrà la liturgia della parola, tratterà anche di quelle celebrazioni della parola che sono raccomandate dalla Costituzione liturgica all'art. 35,4.(102)

Art. III: Il culto eucaristico fuori della messa

41. Poiché il culto dell'Eucaristia fuori della messa ha avuto grande sviluppo nel corso dei tempi, si dovrà aver cura che tale sviluppo venga spiegato tenendo conto del santo sacrificio della messa e della mente della citata Istruzione del 25 maggio 1967, e si esponga la parte del Rituale Romano promulgata il 21 giugno 1973, De sacra communione et de cultu misterii eucharistici extra missam. Si parlerà, dunque, tanto della comunione eucaristica fuori della messa, quanto della custodia dell'Eucaristia, del suo fondamento teo­logico e pastorale, delle condizioni giuridiche che la regolano. Si tratterà poi delle devozioni eucaristiche e delle loro principali manifestazioni, quali sono le processioni, l'esposizione del Ss.mo Sa­cramento, i congressi eucaristici, manifestazioni che sono raccoman­date dai medesimi documenti, e regolate in modo da risultare in rapporto con la messa e da orientare i fedeli verso la partecipazione al sacrificio eucaristico e alla comunione.

PARTE TERZA: GLI ALTRI SACRAMENTI E SACRAMENTALI

42. Il commento del rinnovato Pontificale e del Rituale si farà soprattutto sulla base dei testi stessi e sui loro Praenotanda, così che ne sia messa in luce la dottrina; la storia dei riti sarà di aiuto perché questi siano meglio spiegati e compresi. Tutte le parti si concluderanno con un certo studio pastorale, affinché i candidati al sacerdo­zio si preparino a esercitare il loro futuro sacro ministero.

Art. I: L'iniziazione cristiana

43. L'iniziazione cristiana - cioè il rito del catecumenato, i sa­cramenti del battesimo e della confermazione e la prima comunione - si deve esporre diligentemente, perché è il fondamento della ca­techesi ai fanciulli, e inoltre perché in molte parti della terra un grande numero di adulti si trova nella necessità di percorrere la medesima via della iniziazione cristiana.

44. È desiderabile, dunque, che si spieghi la storia della liturgia del battesimo e del catecumenato liturgico così che sia ben compreso e illustrato l'ordine del battesimo degli adulti che oggi si conferisce per gradi. Gli stessi riti battesimali vengano illustrati con la liturgia quaresimale, con i testi della messa crismale, con i riti e i testi della veglia pasquale e dell'ottava di Pasqua.

45. Gli alunni siano insistentemente invitati e guidati a leggere le catechesi battesimali dei Padri, che oggi si possono facilmente co­noscere in edizioni in lingua sia originale, sia nazionale.

46. Conviene che si spieghino brevemente le commemorazioni del battesimo secondo l'uso antico o più recente e che, in questa oc­casione, venga impartita una diligente istruzione pastorale circa la loro importanza e circa i frutti che da queste celebrazioni si atten­dono per la vita spirituale delle parrocchie e dei fedeli.

47. Con gli stessi sussidi e con lo stesso metodo si spieghi il rito della cresima, secondo la Costituzione apostolica Divinae consortium, emanata da Paolo VI il 15 agosto 1971, mettendo in luce contem­poraneamente la forza propria di questo sacramento e l'intimo suo nesso col battesimo. In modo particolare l'insegnante di liturgia o di teologia pastorale esponga le iniziative pastorali necessarie per la preparazione e la celebrazione fruttuosa della cresima, illustrando contemporanea­mente le disposizioni eventualmente emanate in questa materia dalla conferenza episcopale o dall'ordinario del luogo.

48. Conviene soffermarsi brevemente sull'Eucaristia, considerata come il coronamento dei sacramenti della iniziazione, e sull'ammissione dei fanciulli alla prima santa comunione.

Art. II: L'ordine e i diversi ministeri

49. Il rito e la disciplina del sacramento dell'ordine e dei mini­steri della Chiesa debbono essere presentati e illustrati tanto più dif­fusamente quanto più profondo è stato il loro rinnovamento, compiuto secondo le disposizioni del Concilio Vaticano II. Si vedrà se questo argomento debba essere trattato nel corso delle lezioni li­turgiche o, piuttosto, gradualmente quando gli alunni vengono am­messi ai singoli ministeri o agli ordini. Sarà tuttavia, compito dell'insegnante di sacra liturgia spiegare al­meno i testi del nuovo Pontificale Romano e illustrare, con la tra­dizione storica, la Costituzione Apostolica Pontificalis Romani (18 giugno 1978), le Lettere, emanate motu proprio, Sacrum diaconatus ordinem (18 giugno 1967), Ad pascendum e Ministeria quaedam (15 agosto 1972). Per quanto è possibile, si illustrino brevemente le ordinazioni nelle Chiese orientali, soprattutto in quelle regioni dove sono molti fedeli appartenenti ai riti orientali.

50. Si dovrà esporre bene l'ordinazione episcopale affinché ap­paia chiaramente che tutti gli ordini e i ministeri si riferiscono al vescovo e che specialmente i presbiteri sono cooperatori del vescovo, partecipi del «secondo grado dell'ordine».

Art. III: Il matrimonio e la verginità

51. Il rito delle nozze verrà presentato sotto l'aspetto storico; si spiegheranno le sue varietà e le sue proprietà secondo la differenza dei luoghi; si dimostrerà come il rito si sia sempre adattato ai costumi religiosi e civili dei diversi popoli. Si commentino i testi e le lezioni che il nuovo Rituale offre in maggiore abbondanza. Poiché, secondo la dottrina del Nuovo Testamento e dei Padri, il matrimonio cristiano e la sacra verginità sono vicendevolmente collegati e vanno compresi insieme, è bene che la liturgia del matrimonio venga armonizzata con la liturgia della consacrazione delle vergini descritta nel nuovo Pontificale Romano.

Art. IV: La liturgia della consacrazione religiosa

52. Il medesimo rito della consacrazione delle vergini e il rito della professione religiosa, brevemente commentati, metteranno in luce come la vita religiosa nella Chiesa costituisca uno stato parti­colare, come insegna il Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen gentium.(103)

Art. V: La liturgia penitenziale

53. È desiderabile che si esponga agli alunni una breve e succinta storia della liturgia e della disciplina penitenziale, perché vengano meglio compresi tanto il sacramento della penitenza quanto gli altri atti penitenziali. Con l'aiuto del nuovo Rituale Romano e delle norme pastorali, emanate dalla S. C. per la Dottrina della Fede il 16 giugno 1972, si illustrino i riti del sacramento della penitenza e le condizioni richie­ste per impartire l'assoluzione generale. Si illustri, inoltre, il carattere penitenziale della liturgia quaresimale, l'importanza dell'atto penitenziale che si compie all'inizio della messa, e si spieghino le norme per le celebrazioni penitenziali che si trovano nei citati documenti.

Art. VI: La liturgia degli infermi

54. Si commentino la Costituzione apostolica Sacram unctionem, emanata il 30 novembre 1972, e l'Ordo unctionis infirmorum eorumque pastoralis curae del nuovo Rituale Romano. La riforma, disposta dal Concilio VaticanoII,(104) verrà opportunamente suffragata con la sto­ria liturgica.

Art. VII: La liturgia della morte cristiana

55. Il corso di liturgia tratterà anche della liturgia dei moribondi e dei morti; anzitutto del santo viatico, poi dei riti della raccoman­dazione dell'anima, quindi delle esequie. Si metteranno nella giusta luce tutti gli aspetti di questi riti, che esprimono il mistero pasquale. Si insegni agli alunni a scegliere i testi dalla grande ricchezza offerta nel nuovo Rituale, e siano istruiti circa la cura pastorale dei mori­bondi e l'importanza pastorale della celebrazione delle esequie.

Art. VIII: I sacramentali

56. Si parlerà delle processioni in generale e della loro importanza religiosa; si dimostri come i pellegrinaggi siano una certa forma par­ticolare di processione, e se ne ponga in evidenza l'importanza pa­storale.

57. Si spiegheranno, sia pure brevemente, dal punto di vista teo­logico e storico le benedizioni; si insisterà sul loro significato e sulla loro utilità per la santificazione della vita quotidiana; si inculcherà negli alunni il rispetto verso tutte le forme legittime con le quali il cristiano manifesta la fede nella sua vita; nello stesso tempo essi siano avvertiti circa le cautele da usarsi perché vengano evitati abusi e superstizioni.

PARTE QUARTA: LA SANTIFICAZIONE DEL TEMPO

58. Nell'esposizione della materia si inizierà dalla domenica, «per­ché essa è il fondamento e il nucleo di tutto l'anno liturgico».(105)

Art. 1: La domenica

59. Si attribuisca la massima importanza alla domenica, la cui de­finizione e i cui elementi si dovranno illustrare secondo la Costitu­zione sulla sacra liturgia.».(106) Con argomenti storici si dimostrerà che la domenica è la pasqua settimanale, così strettamente congiunta con la Chiesa primitiva da trarre origine, secondo la tradizione aposto­lica, dallo stesso giorno della risurrezione del Cristo.(107)

60. Si devono valutare le ragioni pastorali che portano alla vera santificazione di questo giorno, cui sono in realtà tenuti tutti i fedeli.

61. Le domeniche «durante l'anno» offrono al popolo cristiano le ricchezze della parola di Dio; pertanto, bisogna istruire intorno ad esse gli alunni, in modo che ne promuovano con fedeltà e dili­genza la celebrazione secondo le leggi liturgiche.

Art. II: L'anno liturgico

62. Anche se durante l'anno gli alunni sono istruiti dai loro superiori e insegnanti su un'intelligente e fervorosa celebrazione dei tempi e delle feste correnti, è opportuno che nelle lezioni venga presentata in modo sistematico e ordinato una specie di sintesi dell'anno litur­gico, alla luce della storia e secondo le indicazioni della Lettera Mysterii paschalis, emanata motu proprio da Paolo VI il 14 febbraio 1969.

63. Si illustri prima di tutto la storia e il carattere spirituale della Pasqua e del ciclo pasquale: il tempo pasquale di cinquanta giorni, che termina nella solennità di Pentecoste; il triduo pasquale, il tempo di preparazione o quaresima; ma soprattutto gli alunni de­vono essere educati in modo da vivere sempre più intensamente nel loro animo il mistero pasquale e da prepararsi al loro futuro mini­stero pasquale.

64. Si esporrà quindi il ciclo delle feste di Natale e dell'Epifania con la loro storia e il loro significato spirituale.

65. Si illustreranno brevemente le nuove solennità del Signore introdotte nell'anno liturgico: la Trinità, il Corpus Domini, il Sacro Cuore, Cristo Re, ecc.

66. Si illustri storicamente il culto della Beata Vergine nella Chiesa(108) e si studino le sue principali feste che ricorrono durante l'anno.

67. Per quanto riguarda i santi, dei quali è stata inserita la me­moria nell'anno liturgico, si tenga presente la dottrina della Costi­tuzione liturgica.(109) Si descrivano brevemente l'origine e il progresso storico del culto dei martiri e degli altri santi, la devozione verso i loro sepolcri o le loro reliquie, l'importanza che ha nella vita cri­stiana il culto dei santi.

Art. III: La santificazione delle ore del giorno e l'ufficio divino

68. Per aiutare gli alunni a celebrare con devozione e con frutto l'ufficio divino, è utile che l'insegnante di liturgia presenti ad essi l'Introduzione generale premessa al Libro della Liturgia delle Ore pro­mulgato da Paolo VI il 1° novembre 1970.

69. Si insisterà nella parte dottrinale di questa Introduzione (Cap. I) e prima di tutto si illustrerà l'ufficio di lode affidato dal Cristo alla Chiesa, che si compie non solo con la celebrazione eucaristica, ma anche in altre forme e soprattutto con la recita dell'ufficio di­vino.(110)

70. Partendo dalla testimonianza degli Atti degli Apostoli e dalla tradizione della Chiesa, si metterà in risalto la grandissima impor­tanza delle ore dell'ufficio per la santificazione del giorno e delle sue parti e per soddisfare in modo adatto al divino precetto di pregare senza interruzione; la forza simbolica di ciascuna delle ore apparirà chiaramente dagli scritti dei primi autori spirituali e dalle orazioni dell'odierno Libro della Liturgia delle Ore.

71. Si metta in risalto la particolare importanza spirituale e pa­storale attribuita dal Concilio Vaticano II alle lodi mattutine e ai vespri, dallo stesso chiamati il duplice cardine di tutto l'ufficio.(111)

72. Si spieghi come la Chiesa abbia fatto propria questa preghiera quotidiana, così che veramente sia «la voce della stessa Sposa che parla al suo Sposo, la preghiera anzi del Cristo, insieme con il suo Corpo mistico, al Padre».(112)

73. Si incrementi in modo particolare la devozione degli alunni per i salmi tanto con i commenti esegetici proposti dall'insegnante di Sacra Scrittura, quanto con i titoli dei salmi e con le preghiere contenute nel Libro della Liturgia delle Ore.(113)

74. Alla luce dei decreti(114)del Concilio Vaticano II si spieghi sia l'indole comunitaria dell'ufficio, alla cui recitazione sono invitati an­che i fedeli, sia lo speciale mandato di cui sono investiti i sacerdoti e altre persone per celebrare questo mirabile cantico.

75. Sarà utile dare alcune informazioni circa le tradizioni delle diverse Chiese sulla struttura e la celebrazione dell'ufficio, e descri­vere brevemente la storia dell'ufficio romano con le riforme effet­tuate dal secolo XVI fino a oggi.


Note
(1) Cfr. Decr. Presbyterorum ordinis, nn. 2, 5, 9, 12.
(2) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 2.
(3) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 14.
(4) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 15-17.
(5) Cfr. Nn. 4, 8, 16, 19.
(6) Cfr. Nn. 14, 52, 53, 79, 94, 98.
(7) Cfr. Decr. Optatam totius, n. 1.
(8) Cfr. Ratio fundamentalis, Note preliminari, n. 2.
(9) Cfr. Ratio fundamentalis, Note preliminari, n. 7.
(10) Cfr. Ratio fundamentalis, Note preliminari, n. 3.
(11) Decr. Optatam totius, n. 12.
(12) Cfr Sacrosanctum Concilium, nn. 5-8.
(13) Cfr Sacrosanctum Concilium, n. 12.
(14) Cfr. Decr. Optatam totius, n. 8.
(15) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 54.
(16) Cfr Sacrosanctum Concilium, n. 13.
(17) Cfr Sacrosanctum Concilium, nn. 10-11; Ratio fundamentalis, n.53.
(18) Cfr. nn. 24-40.
(19) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 54 f.
(20) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 53.
(21) Cfr. Ratio fundamentalis, nn. 46 e 47.
(22) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 28.
(23) Cfr. S. C. per il Culto Divino, Istruzione De missis pro coetibus particu1aribus, 15 mag­gio 1969: A.A.S., M (1969), pp. 806 ss.
(24) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 41.
(25) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 23 e 26.
(26) Cfr. più avanti, n. 46.
(27) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 52.
(28) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 21.
(29) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 54.
(30) Cfr. S. C. DEI RITI, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967: A.A.S., LIX (1967), n. 20, pp. 552-553.
(31) Cfr. Ratio fundamentalis, nn. 94, 97-99.
(32) Cfr. Cost. Lumen gentium, n. 11; Decr. Perfectae caritatis, n. 6; Ratio fundamentalis, n. 52; GIOVANNI PAOLO II, Lett. encicl. Redemptor hominis, 4 marzo 1979: A.A. S., LXXI (1979), pp. 310 ss.
(33) Cfr. Decr. Presbyterorum ordinis, n. 13.
(34) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 52.
(35) Cfr. sopra, n. 10 e più avanti, n. 41.
(36) Cfr. Istruzione Musicam sacram, pubblicata dalla S. C. DEI RITI, 5 marzo 1968: A.A.S., LIX (1967), pp. 300 ss.; cfr. anche Institutiones generales Missalis Rornani.
(37) Cfr. S. C. DEI RITI, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967, n. 32: A.A.S., LIX (1967), p. 558: «In quella forma infatti il segno del convito eucaristico risalta in maniera più perfetta, e più chiaramente è espressa la volontà con la quale viene ratificata nel sangue del Cristo la nuova ed eterna alleanza nonché il rapporto tra il convito eucaristico e il convito escatologico nel regno dei Padre».
(38) Cfr. Decr. Presbyterorum ordinis, n. 13; PAOLO VI, Lett. encicl. Mysterium fidei, 3 set­tembre 1965: A.A.S., LVII (1965), p. 761.
(39) PAOLO VI, Lett. encicl. Mysterium fidei, 3 settembre 1965: A.A.S., LVII (1965), pp. 770-773; S.C. DEI RITI, Istruzione Eucharisticum mysterium, 25 maggio 1967: A.A.S., LIX (1967), pp. 539 ss., specialmente nn. 38 e 50, pp. 562, 567; cfr. anche il Rituale Romano, De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, Tipografia Poliglotta Vaticana 1973; Decr. Presbyterorum ordinis, n. 18.
(40) Cfr. S. C. DEI RITI, Istruzione Eucharisticurm mysterium, nn. 62-66.
(41) Cfr. S. C. DEI RITI, Istruzione Eucharisticum mysterium, n. 53.
(42) Cfr PAOLO VI, Cost. Apost. Laudis canticum, 1° novembre 1970: A.A.S.. LXIII (1971), pp. 527 ss..
(43) Institutio generalis de liturgia horarum, nn. 20, 22, 26-27.
(44) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 89.
(45) Institutio generalis de liturgia horarum, n. 28; cfr. Decr. Presbyterorum ordinis, n.13.
(46) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 53.
(47) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 106.
(48) Cfr. nn. 102-105, 108-111.
(49) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 55.
(50) Rituale Romano..., Ordo paenitentiae, Praenotanda, n. 7; cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. encicl. Redemptor hominis, 4 marzo 1979: A.A.S., LXXI (1979), pp. 314 ss.
(51) Cfr. Rituale Romano..., Ordo paenitentiae, Praenotanda, n. 22.
(52) Cfr. PAOLO VI, Lett. Motu proprio Ad pascendum, 15 agosto 1972, I e III: A.A. S., LXIV (1972), pp. 538-539.
(53) Cfr. ibid., IV: A.A.S., LXIV (1972), p. 539.
(54) Ibid., II: A.A.S., LXIV (1972), p. 539.
(55) Cfr. ibid, I c: A.A.S., LXIV (1972), p. 539.
(56) Cfr. Ministeria quaedam, V e VI: A.A.S., LXIV (1972), pp. 532-533.
(57) Questa prima iniziazione liturgica può costituire una parte dell'«Introduzione al mistero del Cristo e alla storia della salvezza», di cui si parla nell'Optatam totius, n. 14, e nella Ratio fundamentalis, n. 62.
(58) Cfr. PROSPERO DI AQUIT., Indiculus, c. 8: DENZINGER-SCHONMETZER, n. 21.
(59) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 79; cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 2 l.
(60) Cfr. più sopra, n. 44 a.
(61) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 21.
(62) Decr. Orientalium Ecclesiarum, n. 1.
(63) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 61.
(64) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 5.
(65) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 6-7.
(66) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 33.
(67) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 7.
(68) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 26-32; 41-42.
(69) Ratio fundamentalis, n. 80.
(70) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 15; S. C. DEI RITI, Instructio, ad exsecutionem Constitutionis de sacra Liturgia recte ordinandam, 26 settembre 1964, n. 11: A.A.S., LVI (1964), p. 879.
(71) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 24.
(72) Ibid.
(73) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 16: «Inoltre i professori delle altre materie, soprat­tutto della teologia dogmatica, della sacra Scrittura, della teologia spirituale e pastorale, ab­biano cura di mettere in rilievo, secondo le intrinseche esigenze dell'oggetto proprio di ciascuna disciplina, il mistero del Cristo e la storia della salvezza, in modo che risultino chiare la loro connessione con la liturgia e l'unità della formazione sacerdotale». Cfr. Decr. Optatam totius, n. 16; Ratio fundamentalis, n. 90.
(74) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 112-121; S. C. DEI RITI, Istruzione Musicam sacram, 5 marzo 1967: A.A.S., LIX (1967), pp. 300 ss.
(75) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 129.
(76) Cfr. più sopra nn. 20-21.
(77) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 13.
(78) Cfr. Ratio fundamentalis, n.85.
(79) Cfr. Decr. Optatam totius, n. 22; cfr. Ratio fundamentalis, nn. 100-101.
(80) N. 16; cfr. Decr. Optatam Totius, n. 16.
(81) Cfr. Ratio fundamentalis, n. 79.
(82) Cfr. Cost. Sacrosancturn Concilium, nn. 37-40.
(83) N. 62.
(84) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 7.
(85) Cfr. Ibid. n. 6.
(86) Ibid. n. 61.
(87) Ibid. n. 5.
(88) 1 Cor 10-11.
(89) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 6-7.
(90) Cfr. ibid. n. 8.
(91) Cfr. ibid. nn. 7, 33.
(92) Cfr. ibid., nn. 5-7.
(93) Cfr. ibid., nn. 9-13.
(94) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. encicl. Redemptor hominis, 4 marzo 1979: A.A. S., LXXI (1979), p. 311; GIOVANNI PAOLO II, Lettera Novo incipiente, a tutti i sacerdoti della Chiesa, 8 aprile 1979, n. 3, L'Osservatore Romano, 9-10 aprile 1979.
(95) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 33.
(96) Cfr. ibid., n. 24.
(97) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 33.
(98) Cfr. PAOLO VI, Allocuzione del 14 ottobre 1968 al Consiglio liturgico.
(99) Cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 33.
(100) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 56.
(101) Cfr. Institutio generalis, n. 55; S. C. PER IL CULTO DIVINO, Lettera circolare sulle preci eucaristiche, 27 aprile 1973.
(102) Cfr. S. C. DEI RITI, Instructio, 26 settembre 1964, nn. 37-39.
(103) Cfr. cap. VI.
(104) Cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 73-75.
(105) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 106.
(106) Cfr. ibid.
(107) Cfr. ibid.
(108) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 103.
(109) Cfr. ibid., n. 104.
(110) Cfr. ibid., n. 83.
(111) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 89; Institutio generalis, nn- 37-54.
(112) Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 84; Institutio generalis, nn. 15-16.
(113) Cfr. Institutio generalis, nn. 100-135.
(114) Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 84-100; Decr. Presbyterorum ordinis, nn. 6 e 13; Cost. Lumen gentium, n. 41; Institutio generalis, nn. 20-37.