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SECONDA GIORNATA MONDIALE
26 Aprile 1965

 

"GESÙ RIPETE ANCORA OGGI: VIENI E SEGUIMI"


Il testo A) costituito dalla lettera di Paolo VI ai Cardinali Pizzardo e Antoniutti, è stato ripreso da: Seminarium, 1965, 3, p. 393-394. Il testo B) è stato ripreso dal volume: Insegnamenti di Paolo VI, III (1965), Libreria Editrice Vaticana, pp. 927-929.


A) Lettera del 26 aprile 1965

UN SETTORE PRIMARIO DELL'APOSTOLATO

Il felice esito conseguito nello scorso anno dalla "Giornata Mondiale di Preghiere per le Vocazioni", da Noi stabilita nella seconda Domenica dopo Pasqua - che nella Liturgia Romana prende dal Vangelo il nome di "Buon Pastore" - e celebra sotto gli auspici e con gli incitamenti di coteste Sacre Congregazioni, ha procurato al Nostro animo soddisfazione e conforto, e sempre più mantiene desta la Nostra attenzione su di essa e ravviva la speranza che il successo sia pieno nel prossimo suo secondo svolgimento. Scrivendone a Loro, venerati Signori Cardinali, che per l'alto Loro ufficio ne vigilano con amorevole cura le vicende, vogliamo ancora sottolineare come la bene ordinata collaborazione in questo settore primario dell'apostolato si riveli di una particolare ed urgente necessità e sia pertanto, da accrescere in estensione e in vigore con ogni sollecitudine e sforzo.

IMPEGNO FONDAMENTALE PER LA VITA DELLA CHIESA

La causa nobilissima delle vocazioni sacerdotali e religiose, causa essenziale per la vita della Chiesa e sommamente benefica al mondo intero, reclama uno studio approfondito dei suoi multiformi aspetti; merita di essere promossa, prima fra tutte, con costante impegno richiede di essere aiutata dalle preghiere, auspicata dai desideri, servita con zelo sorretta dalla carità universale. Non v'è dubbio che al Nostro apostolico ministero, alle solerti fatiche dei Venerabili Fratelli Nostri nell'Episcopato, si unisce il dovere di tutti gli insigniti del sacerdozio che collaborano all'apostolato della Sacra Gerarchia, anzi, di tutti i fedeli, per preparare e promuovere, mediante la preghiera e la penitenza, col sacrificio e con l'opera, una novella e splendente fioritura di sacre vocazioni.

LE FORMIDABILI DIMENSIONI DELL'EVANGELIZZAZIONE

La Chiesa, nelle formidabili dimensioni della sua missione di evangelizzazione e di salvezza, soffre ancor oggi della condizione che sulle labbra di Cristo Signore mise un delicato, ma profondo lamento: "La messe è copiosa e gli operai sono pochi!".(1) La Nostra esortazione vuol farsi eco vibrante all'invito del Redentore divino: " Pregate adunque il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe ".(2)

PREGHIERA COSTANTE E FIDUCIOSA PER L'INCREMENTO DELLE VOCAZIONI.

Noi nutriamo viva fiducia che dalle schiere generose dei cattolici di tutto il mondo, pensosi come Noi di questo dovere così grave e responsabile, e uniti a Noi in questa ansia, si leveranno concordi e fervorose le suppliche, specialmente nell'indetta Giornata, per implorare da Gesù, divino Fondatore della Chiesa e Buon Pastore delle anime, l'incremento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa; e per invocare altresì la grazia e l'assistenza celeste sui privilegiati, ai quali Iddio fa sentire la sua chiamata perché docili e perseveranti essi rispondano al dono ineffabile e sublime. Questi voti e speranze Noi affidiamo alla Vergine Santissima, affinché li avvalori con la sua materna e potente intercessione, mentre di gran cuore impartiamo la propiziatrice Nostra Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 26 aprile 1965

Paulus PP. VI


B) Udienza generale del 5 maggio 1965

CHIAMATI PER NOME

Diletti Figli e Figlie! Il nostro desiderio sarebbe di salutarvi ad uno ad uno! Questo è nell'aspirazione dell'affetto, che tende naturalmente al colloquio personale; questo è nell'ordine della carità, la quale, mentre si rivolge alla moltitudine e vuole a tutti arrivare e fare di tutti una sola cosa, non per questo dimentica che ciascuno è persona, e che ciascuno è degno del suo proprio esclusivo ed ineffabile rapporto della parola: cor ad cor loquitur - come diceva il Newman -: il cuore parla al cuore. Veniva a Noi questo pensiero meditando il Vangelo della scorsa domenica, il Vangelo del Buon Pastore, che presentando questa bella immagine, che potremmo dire virgiliana, sembra assimilare a un branco di pecore i seguaci del Vangelo, mentre in questa similitudine di unità e di autorità, propria della comunità ecclesiale, subito è marcata la personale individualità del gregge cristiano, là dove il Pastore nota che intercorre una conoscenza particolare fra il Pastore stesso e le sue pecorelle, che distinguono la voce di Lui, il Quale - è una precisazione non solo descrittiva e poetica, ma profondamente psicologica e mistica - il Quale "le chiama ciascuna per nome: vocat nominatim" .(3) Naturalmente questa misteriosa conversazione fra il Pastore ed ogni singola anima è una prerogativa esclusiva di Cristo, ben a ragione definito "Re e centro di ogni cuore", ma segna un aspetto, offre un esempio, stabilisce un principio della vita pastorale e della Chiesa.

LA CHIESA, COMUNITÀ DI CHIAMATI

Dobbiamo sempre ricordarci di questo: che cosa è la Chiesa? È la vocazione dei fedeli, è l'umanità chiamata a comporre il gregge di Cristo, o, con un'altra immagine estremamente espressiva e notissima, il Corpo mistico di Cristo. Il termine stesso di "Chiesa", s'è detto tante volte, vuol dire assemblea chiamata ad unirsi a Cristo ed in Cristo. E il nostro pensiero andava volgendosi al tema, che il Concilio ha posto in evidenza, del Popolo di Dio, ch'è appunto la grande comunità convocata da Dio nel suo disegno di salvezza e di elevazione soprannaturale, tramite il ministero apostolico.

MODI DIVERSI DELLA CHIAMATA

La voce di Dio che chiama si esprime in due modi, diversi, meravigliosi e convergenti: - uno interiore, quello della grazia, quello dello Spirito Santo, quello ineffabile del fascino interiore che la "voce silenziosa" e potente del Signore esercita nelle insondabili profondità dell'anima umana; - uno esteriore, umano, sensibile, sociale, giuridico, concreto, quello del ministero qualificato della Parola di Dio, quello dell'Apostolo, quello della Gerarchia, strumento indispensabile, istituito e voluto da Cristo, come veicolo incaricato di tradurre in linguaggio sperimentabile il messaggio del Verbo e del precetto divino. Così insegna con San Paolo la dottrina cattolica: "Quomodo audient sine praedicante?... Fides ex auditu": come potranno intendere senza uno che parli predicando?... la fede nasce dall'ascoltare .(4) Vi diciamo questo, Figli e Figlie, anche per un'altra ragione: domenica scorsa la Chiesa nostra, da qualche anno, fissa su questo stupendo ordine di pensieri teologici e spirituali un suo pensiero spirituale, diventato assillante, quello delle vocazioni, e per vocazioni qui si intendono le chiamate libere e privilegiate al totale servizio e all'unico amore di Cristo nei posti specificamente determinati dalla santa Chiesa. Sono le vocazioni ecclesiastiche, sono le vocazioni religiose. Sono quelle che palesano un'iniziativa, un desiderio, un'aspettativa di Cristo. Perché Cristo chiama. Come agli Apostoli da Lui eletti ed educati, Gesù ripete ancora oggi: vieni e seguimi. È il Pastore che viene a colloquio personale, intimo, sconvolgente forse ed avvincente: chiama per nome, "nominatim": Te io chiamo!

LA VOCAZIONE È UNA GRAZIA

E qui il lamento di Gesù, diletti Figli e Figlie, si fa Nostro! La sua chiamata viene alle nostre labbra, e suona ora così: rifletta ognuno che ha la grazia, la somma fortuna d'appartenere alla Chiesa, d'essere un chiamato, d'avere una sua "vocazione" cristiana; e rifletta chi nella coscienza di questa sublime, ma comune chiamata avvertisse un invito più diretto e profondo, più esigente e più soave, se il Signore non voglia quel sacrificio che sembra annientare chi lo accetta e che dà invece a lui la nuova pienezza promossa ai generosi; quel centuplo, che già fin da questa vita terrena conferisce un'intima felicità incomparabile. La vocazione è una grazia che non è di tutti; ma può essere ancora oggi di molti. Di molti giovani, forti e puri; di molte anime che hanno l'ansia della bellezza superiore della vita, l'ansia della perfezione, la passione della salvezza dei fratelli; di molti spiriti, che nella loro stessa timidità ed umiltà sentono scaturire la forza che rende tutto facile e tutto possibile: "Omnia possum in Eo qui me confortat": tutto posso in Colui che mi sostiene . Preghiamo che sia così. Forse qualcuno, che ora ode questa Nostra umile voce di fuori, sente di dentro la voce regale di Cristo? Preghiamo che sia così: la Nostra Benedizione è per quanti "ascoltano la parola di Dio e la custodiscono" .


Note

(1) Mt 9, 37
(2) Mt 9, 38.
(3) Gv 10, 4.
(4) Rm 10, 14 e 17.